Le autovetture regolarmente immatricolate a Malta sono — ad oggi — 394.955 e si apprestano a raggiungere il numero di residenti sull’arcipelago. Secondo una recente ricerca di Eurostat, infatti, il tasso di motorizzazione maltese è terzo in Europa dopo la Finlandia e il Lussemburgo. Ma mentre il primo Paese ha una densità di popolazione trascurabile, e gli abitanti del Lussemburgo sono abituati ad andarsene in giro per il Benelux, Malta è un’isola e non c’è via di uscita.
La vertigine, tra l’altro, è in crescita: ogni giorno sono 73 le nuove autovetture immatricolate e pronte per raggiungere l’incredibile traffico maltese. Un numero in crescita trimestre dopo trimestre.
A mettere tutte le automobili immatricolate a Malta una dietro l’altra si arriva a coprire una distanza di 1579 chilometri, la stessa che separa l’arcipelago da Milano, per dire.
A questo scopo il Governo sta da diverso tempo mettendo mano all’infrastruttura stradale. Non vi saranno sfuggiti i cantieri, le strade che diventano a due corsie, poi a tre, poi a quattro, gli scavi per i sottopassaggi, i cavalcavia e le le isole delle rotonde che si restringono sempre di più.
«È il progresso, bellezza!», si sente dire in giro. Ma per quanto si possano costruire nuove strade, l’arcipelago ha una metratura finita. Eppure non esiste un piano per il trasporto pubblico che non consista nell’aggiungere automezzi sulle strade. Più autobus che potranno tranquillamente starsene nel traffico, carichi di poveretti. Non esiste un piano per la metropolitana, per tramvie o per ferrovie leggere. Il servizio di traghetti che attraversa il Grand Harbour, per quanto meritorio, è prettamente turistico.
Malta non ha bisogno di nuove strade, o non solo, ha bisogno di urbanisti capaci e soprattutto di impopolari decisioni politiche. Centri storici sbarrati alle auto private, corsie preferenziali, investimenti strutturali per ferrovie e materiale rotante. Ma l’unica «grande opera» prevista è un tunnel (automobilistico) che collegherà Malta a Gozo, giusto per espandere un po’ più in là il fiume di lamiere.
Nel frattempo le statistiche dicono che i morti per inquinamento, su di un arcipelago al centro del Mediterraneo, sono cinque ogni settimana.