L’equipaggio della ONG tedesca Sea Eye 4 ha tratto in salvo 223 persone in quattro diverse missioni di salvataggio compiute al largo delle coste maltesi tra giovedì 16 e venerdì 17 dicembre.
Tra loro ci sono anche sette donne incinte e otto bambini.
La nave è attualmente alla ricerca di un’altra imbarcazione che ha riferito di essere in pericolo.
«Sebbene siano state segnalate in mare altre imbarcazioni con numerose persone in grave pericolo a bordo, Malta ancora una volta non ha adempiuto al suo obbligo di coordinare e soccorrere le emergenze in mare. Poiché si prevede che presto il tempo peggiorerà in modo significativo, le possibilità di sopravvivenza per le persone che sono ancora in mare diminuiranno notevolmente» si legge in una nota divulgata dalla ONG.
Sulla vicenda si è espressa anche Sophie Weidenhiller, portavoce di Sea-Eye 4: «è difficile sopportare che dobbiamo presumere che non sia arrivato alcun aiuto per alcune barche in difficoltà. Le capacità di soccorso civile in mare sono importanti, ma anche limitate. L’ignoranza a sangue freddo dell’UE ci costa vite umane. Le persone che sono annegate nell’agonia volevano solo una vita sicura a cui avevano diritto e noi gliela neghiamo. Ma che diritto abbiamo su queste persone e sul loro destino?».
I sopravvissuti a bordo dell’imbarcazione sono stati affidati alle cure dei medici dall’equipaggio. Un bambino ha un braccio rotto e un altro ha un dito rotto. Due donne incinte hanno dolori allo stomaco e diverse persone hanno dovuto essere curate per ustioni chimiche e ipotermia.
«È sconvolgente quante persone fuggono attraverso il Mediterraneo su barche sovraffollate e del tutto inadatte, a prescindere dai pericoli. Ed è profondamente disumano che l’UE continui a lasciare il salvataggio di queste persone disperate alle ONG come noi» ha affermato la dottoressa Christine Winkelmann, a capo dell’organizzazione umanitaria.