Ancora tragedie nel Mediterraneo: ieri, nelle acque della zona di ricerca e soccorso (SAR) di Malta, un barchino in vetroresina di circa dieci metri è affondata dopo giorni alla deriva per mancanza di carburante. Salpata giovedì sera dalla Libia, trasportava 21 migranti originari del Camerun e Nigeria che, secondo quanto raccontato dai superstiti, avevano pagato 2.000 dollari ciascuno per un viaggio che non sarebbe mai arrivato a destinazione.
A riferirlo è Sea Punks che, attraverso un post sui social, racconta come i soccorritori, una volta giunta sul luogo del naufragio intorno alle 7 di domenica mattina, avrebbero assistito a una scena straziante con diverse persone in grave ipotermia, alla deriva e stipate sui lati dell’imbarcazione, tra le quali un neonato ormai privo di vita. Un altro bambino sarebbe deceduto poco dopo, nonostante i disperati tentativi del personale medico di rianimarlo.
I superstiti recuperati dalla Sea Punks 1, fatta eccezione per una donna incinta e un uomo gravemente ferito evacuati in elisoccorso dalle autorità maltesi, sono stati trasferiti a Lampedusa da una nave della Guardia Costiera italiana. «Sono state utilizzate tutte le attrezzature di salvataggio disponibili», ha dichiarato l’Ong tedesca, rimarcando la difficoltà dell’intervento.
«Siamo in lutto per le vite che non sarebbero dovute andare perse se l’UE avesse agito diversamente. Denunciamo questa ignoranza mortale che oggi è costata la vita a due bambini. Le politiche europee non si limitano a isolare, ma uccidono», il commento di Sea Punks. Solo il giorno prima, l’Ong era nuovamente intervenuta nella SAR maltese per soccorrere 41 migranti a bordo di un’altra imbarcazione in difficoltà, denunciando la “mancata risposta” delle autorità maltesi alle richieste di aiuto.
(photo credits: Sea Punks)
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