Stephen Carter, ex “frontman” del controverso progetto multimilionario Smart City, è stato accusato di riciclaggio di denaro sporco, frode e appropriazione indebita.
Come ricostruisce il Times of Malta, il terreno su cui si è costruito il progetto era originariamente pensato per essere utilizzato come hub tecnologico, in base all’accordo firmato tra il governo di Malta e SmartCity nel 2007.
Le prime accuse nei confronti di Carter riguardavano il trasferimento di una proprietà nel 2008, sospetta di essere derivata da attività criminali, e una presunta frode nei confronti di una coppia gozitana, come ha indicato una fonte vicina alla testata locale.
La testata di giornalismo investigativo The Shift News ha segnalato per prima i problemi di Carter, dopo che nel sito della FIAU, l’unità di intelligence finanziaria maltese, era stato pubblicato un ordine di congelamento dei beni.
Le accuse mosse contro Carter risalgono al 23 febbraio: solo quattro giorni dopo ha rassegnato le dimissioni da direttore della società che promuoveva il progetto Smart City.
Stephen Carter era tra le altre cose direttore nonché azionista di Shoreline Holdings, la società controllante del progetto. Un mese dopo le accuse di riciclaggio di denaro, Shoreline Holdings è stata rinominata CT Limited, di cui l’accusato ha mantenuto gli interessi finanziari attraverso la SC Development Holdings, della quale risulta unico azionista.
Carter era anche legato a dei fantomatici piani per lo sviluppo di un ospedale a Smart City. Quando tale progetto venne annunciato nel 2015, il primo ministro Joseph Muscat ed il ministro del turismo Konrad Mizzi dissero che l’ospedale sarebbe stato operativo entro il 2017. Dell’ospedale da quel giorno non si seppe più niente, né tantomeno entrò in fase di costruzione.
SmartCity (Malta) Limited, infine, ha “scaricato” Stephen Carter con un comunicato in cui afferma che l’uomo non è mai stato un suo dipendente né dirigente, e non è mai stato autorizzato a rappresentare né promuovere il progetto SmartCity.