Il mondo della magistratura sembra essersi stretto attorno a Nadine Lia, il magistrato coinvolto in una controversia giudiziaria legata alla causa intentata da Repubblika nei confronti del commissario di polizia e del procuratore generale, rei, a detta della Ong, di non aver obbedito alle indicazioni degli inquirenti nell’inchiesta sulla Pilatus Bank e che, negli ultimi giorni, avrebbe ricevuto una lettera minatoria da parte d’ignoti contenente minacce rivolte alla sfera privata e professionale della donna.
Tutto nasce dalle polemiche attorno alla figura del magistrato portate avanti dalla stessa Repubblika, la quale, ha richiesto per diverso tempo, e senza successo, la ricusazione del magistrato, poiché, per la ONG, potrebbero persistere elementi che pregiudicherebbero l’imparzialità della Lia a causa dei legami personali tra quest’ultima con l’avvocato difensore dell’ex primo ministro Joseph Muscat, Pawlu Lia, suo suocero.
L’esistenza della lettera sarebbe stata rivelata dalla stessa Nadine Lia durante l’udienza dello scorso giovedì, quando il magistrato ha interrotto la seduta per ritirarsi in camera di consiglio.
Negli istanti successivi sono stati resi noti i dettagli ed il contenuto del messaggio recapitatale il 13 settembre e che, secondo le dichiarazioni dell’Associazione della Magistratura, così recitava in un maltese ricco di refusi grammaticali:
«Ti avevamo detto di metterti da parte. Ora guardaci mentre distruggiamo la tua carriera e il tuo matrimonio. Sei felice così? La prossima volta obbediscici come hanno fatto altri prima di te. Sì all’omertà, no alla contestazione».
Oltre a rivelare il contenuto del testo, in una chiara presa di posizione sulla vicenda è intervenuta anche la Camera degli Avvocati, condannando le minacce rivolte al magistrato e commentando l’accaduto con le seguenti riflessioni:
«Un membro della magistratura dovrebbe poter lavorare serenamente senza alcuna forma di pressione o timore di rappresaglie su di lui e sulle loro famiglie. Sebbene la magistratura comprenda e accetti le critiche sulle proprie azioni, ciò non dovrebbe mai portare a pressioni, intimidazioni e minacce nei confronti dei membri della magistratura e delle loro famiglie, come in questo caso».
Intanto, nel corso della giornata di giovedì, sono partite le indagini volte a scovare i responsabili del gesto, mentre, nelle ore successive numerose dichiarazioni e parole di sostegno sono arrivate a supporto di Nadine Lia, come il post Facebook del ministro della Giustizia Jonathan Attard o il comunicato di Repubblika che, nonostante confermi la propria posizione nei confronti del magistrato, si è affrettata a condannare i mittenti della lettera ed il loro modus operandi:
«Repubblika condanna senza riserve ogni forma di minaccia. Laddove sembrava opportuno e proporzionato, Repubblika ha criticato apertamente il magistrato Nadine Lia. Le critiche dovrebbero essere fatte così e non attraverso minacce e azioni fatte in segreto. Il disaccordo deve essere espresso in modo civile e nei limiti della legge. Ci auguriamo che le autorità indaghino e intraprendano tutte le azioni secondo la legge».
In attesa delle indagini, e nella speranza che i mittenti della lettera vengano consegnati nelle mani della giustizia, rimane la forte testimonianza di vicinanza da parte di colleghi, avvocati e della Ong.
Allo stesso tempo, però, rimane lo sconcerto per il contenuto e le modalità con cui si è presentato questo ennesimo triste capitolo per la magistratura maltese.