Maria Efimova, la fonte di Daphne Caruana Galizia sui presunti traffici illeciti di denaro tra Malta e Azerbaijan, è in fuga ad Atene e teme per la sua vita.
La donna, impiegata presso Pilatus Bank, aveva riferito alla giornalista assassinata in merito allo spostamento di fondi tra i governanti di Malta e Azerbaijan, poi dirottati a Dubai e da qui a una serie di conti intestati a società di Panama, una delle quali, la Engrand, secondo Caruana Galizia sarebbe stata riconducibile a Michelle Muscat, moglie del Primo Ministro maltese.
Secondo quanto riportato dalla stampa maltese, e già rimbalzato in diversi media internazionali, Maria Efimova è anche inseguita da un mandato internazionale di arresto da parte della giustizia maltese per un’accusa di appropriazione indebita pari a duemila euro, oltre ad essere imputata per false accuse contro la Polizia.
La donna era fuggita da Malta alla vigilia delle ultime elezioni presidenziali, quattro mesi prima dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, dopo avere accusato Joseph Muscat di aver assunto un detective russo per intimidire suo padre a Mosca. Da allora ha avuto contatti sporadici con Malta, non rivelando mai il posto in cui si era trasferita. Nel dicembre del 2017 era però comparsa per deporre di fronte alla Commissione del parlamento europeo incaricata di verificare il rispetto delle regole proprie dello Stato di diritto a Malta.
Fino alla decisione di queste ore: consegnarsi spontaneamente alla polizia di Atene per chiedere protezione alle autorità greche.
Nel frattempo dagli Stati Uniti arriva un’altra notizia clamorosa: l’arresto di Ali Sadr Hasheminejad, proprietario e presidente di Pilatus Bank, accusato di trasferimenti illeciti di 115 milioni di dollari dal Venezuela attraverso banche americane. Lo scorso 20 aprile 2017, poco dopo la pubblicazione della notizia sulla offshore panamense della moglie del premier, l’uomo era stato ripreso da alcuni reporter locali mentre dalla porta secondaria dell’istituto di credito con delle grosse valigie in mano. Il sospetto è che in quei bagagli ci fossero i documenti delle società finite nell’occhio del ciclone.