Viveva grazie ai sussidi sociali ma giocava ingenti somme di denaro ai casinò, troppo alte in relazione ai redditi dichiarati come chiromante.
Per questo, già nel 2022, una donna di 47 anni di Ghaxaq era stata condannata a 2 anni di carcere con pena sospesa per 4 anni, oltre ad una multa di 28.000 euro ed alla confisca di tutti i beni.
Ora, la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza convertendola a due anni di detenzione effettiva. A riportarlo sono i principali media maltesi.
La decisione è stata presa sulla base delle troppe attività illecite dell’imputata, che nel 2008, 2009, 2012 e dal 2014 al 2021 avrebbe ricevuto circa 35.000 euro di sussidi, dichiarando di essere disoccupata a causa di problemi di salute.
Contestualmente, però, dal 2009 al 2020 la donna avrebbe giocato d’azzardo la bellezza di 200.000 euro, quasi tutti in contanti. Una cifra ben oltre le sue dichiarate disponibilità economiche. Da lì l’avvio delle indagini.
Inoltre, nel 2009 avrebbe aperto una ditta individuale per svolgere l’attività di chiromante, avviata poi nel 2018, ma senza mai dichiarare nulla al fisco, e vivendo in un alloggio popolare.
Tra le altre cose, l’ultimo suo impiego noto risalirebbe a circa 15 anni fa, quando pare sia stata licenziata per aver rubato alcuni assegni.
Le indagini sull’imputata sono partite nel 2020 a seguito di alcune informazioni sulle somme giocate ai casinò. Informazioni che pare siano state recepite dalla polizia in modo confidenziale, quindi probabilmente senza denunce da parte di terze parti.
La donna è stata poi accusata di appropriazione indebita, frode e riciclaggio di denaro, fino ad arrivare alle sanzioni pecuniarie ed alla sospensione condizionale della pena. Ora, l’ultima sentenza che manderà in carcere la donna è giustificata dalla recidività dei reati, perpetrati in un ampio lasso di tempo.
Alla condanna il magistrato ha inoltre aggiunto un altro anno e mezzo di reclusione, derivati da un’altra accusa risalente al 2015, dalla quale era stata prosciolta con la condizionale.
Non solo: la donna sarebbe stata dichiarata colpevole anche di altri tre capi di imputazione: relativi alla violazione di un’altra sospensione condizionale della pena, dell’ordine di sospensione condizionale e della libertà condizionale.
Nel comminare una pena detentiva effettiva di tre anni e mezzo, il tribunale ha raccomandato al direttore delle carceri di fornire all’imputata tutta l’assistenza necessaria in considerazione delle sue condizioni mentali.