Due adolescenti, arrestati martedì sera in relazione all’episodio di violenza che ha avuto luogo nei giorni scorsi a Valletta, sono comparsi in tribunale per rispondere delle accuse di aggressione, lesioni gravi e lievi, insulti e minacce.
Risale infatti allo scorso sabato sera la denuncia dei quattro minorenni brutalmente aggrediti per le strade della capitale da un gruppo di ragazzi più grandi che, senza alcun apparente motivo, li hanno ripetutamente presi a calci e pugni mandando uno di loro in ospedale con una gamba rotta.
I teppisti si erano poi dileguati prima dell’arrivo delle forze dell’ordine che, dopo un intenso lavoro di ricerche, avevano individuato due sedicenni collegati all’aggressione grazie al supporto delle telecamere a circuito chiuso della zona.
In tribunale, l’ispettore di polizia che segue il caso ha fatto sapere che gli imputati, uno di Floriana e l’altro di Valletta, non si erano dimostrati collaborativi nel corso del fermo. Secondo quanto riportato dai media locali pare inoltre che uno dei due abbia persino imprecato quando le forze dell’ordine sono andate a bussare alla sua porta.
Entrambi si sono dichiarati non colpevoli delle accuse mosse a loro carico, ma il magistrato ha respinto la richiesta di libertà su cauzione avanzata dai loro legali, pertanto i due sono stati posti in custodia cautelare ma non al penitenziario del Corradino, bensì presso una struttura di detenzione minorile. Inoltre, è stato emesso un ordine di protezione a favore delle vittime dell’aggressione.
Il caso pare aver sollevato in aula dubbi sull’attuale sistema legislativo relativo alla criminalità minorile. Il magistrato sembra aver infatti evidenziato alcune lacune nelle procedure del codice penale che attualmente consentono ai giovani di 16 anni, come in questo caso, di sposarsi, andare a votare, entrare nel mondo degli affari, ma non essere incriminate al pari degli “adulti” quando si macchiano di reati gravissimi.
L’episodio di violenza che si è verificato in Merchant Street, una delle vie principali della capitale, nei giorni scorsi aveva spinto il primo ministro Robert Abela a chiedere condanne più severe da parte dei tribunali nei confronti dei responsabili condannati per crimini del genere, dichiarando che, se fino a poco tempo fa si sentiva “tranquillo” a lasciare che sua figlia di 10 anni passeggiasse per Valletta, dopo ciò che è accaduto lo scorso sabato, non si sentiva più così tanto “a suo agio”.