I social sono sempre più tempestati da porcherie vomitate con noncuranza dai cosiddetti “leoni da tastiera”, come se tutto fosse concesso, come se tutto fosse un gioco. Ma un gioco non è, e la dimostrazione, per una volta, l’ha data la giustizia che questa mattina ha condannato un individuo alla libertà vigilata per due anni e al pagamento di una multa di 300 euro.
L’imputato, Alan Micallef, 39enne di Siggiewi, si è macchiato del reato di incitamento all’odio dopo aver “invitato”, sotto un post pubblicato su Facebook da One News, a «lapidare in mezzo alla piazza del paese» il deputato del Partito Nazionalista Karol Aquilina.
Poco importa la rapida ammissione del reato e il dietrofront che Micallef ha compiuto davanti al giudice che, secondo quanto riferito dai media locali, avrebbe giustificato il tutto come «una semplice sciocchezza», cancellando subito dopo la malfatta e poi scusandosi per l’accaduto.
Sempre il 39enne, padre di tre figli e con un quarto in arrivo, avrebbe dichiarato alla polizia di aver agito di impulso, scrivendo quel commento in preda alla rabbia, ma senza l’intenzione di ferire Aquilina.
Tuttavia, le parole hanno un peso, come ricordato dal magistrato a Micallef e che, secondo il resoconto di Malta Today, avrebbe inoltre aggiunto: «Che si intendesse o non si avesse intenzione di causare danni, questo tipo di commenti creano un grande pericolo (..) Oggi non si usano più le pietre, ma abbiamo armi e teste calde».
«Nessuna punizione data dalla Corte riparerà il danno causato da commenti come questi. Con commenti come questi la nostra società diventa ancora più intollerante» ha scritto Aquilina a mezzo social reagendo alla sentenza, aggiungendo che il commento che aveva ricevuto era stato rilasciato in calce ad una fake news del portale ONE.com.mt.
Il deputato nazionalista ha inoltre invitato i media del partito laburista a «smettere di accettare tali commenti», perché «sono commenti come questi che hanno creato il clima in cui la giornalista Daphne Caruana Galizia è stata uccisa e che continuano a creare un clima di intolleranza e di odio contro chiunque si esprima».
«Vogliamo una società in cui ogni persona possa esprimersi senza il timore che subisca violenza» ha concluso Aquilina.