Nuovo capitolo della vicenda legata a Paul Attard, l’armatore maltese arrestato dall’Interpol nel 2019 a seguito dell’emanazione del mandato d’arresto europeo (MAE) richiesto dalla Guardia di Finanza italiana con l’accusa di contrabbando e traffico internazionale di ingenti quantitativi di droga.
Il “Libyagate”, come soprannominato dalla stampa, è un caso complesso che si trascina ormai da tre anni e caratterizzato da diversi scivoloni da parte della magistratura italiana e di cavilli burocratici che ad oggi non hanno ancora permesso di mettere la parola “fine” al caso datato 2018, quando il peschereccio Quest venne intercettato nel Mediterraneo dalla Guardia di Finanza mentre trasportava dieci tonnellate di hashish proveniente dal Marocco e dirette verso la Libia. L’operazione è stata anche ripresa dalle telecamere delle forze dell’ordine palermitane:
Nonostante gli sforzi delle Fiamme Gialle e della magistratura italiana per ottenere l’estradizione di Attard, nella giornata di mercoledì è arrivata la decisione del Tribunale di Catania di assolvere l’imputato, in quanto gli inquirenti non sarebbero riusciti a dimostrare che il 43enne maltese fosse il proprietario della nave.
Secondo le ultime ricostruzioni, infatti, Attard sosterrebbe di essere vittima di un complotto relativo al Quest che, seppur utilizzato dalla sua azienda, non era in realtà di sua proprietà.
La sua posizione sarebbe stata inoltre avvalorata da un passo falso commesso dalle autorità italiane, che avrebbero perquisito il peschereccio in acque internazionali, senza avere però giurisdizione in quelle coordinate.
La perquisizione del Quest sarebbe avvenuta in ottemperanza delle indagini svolte dalla Guardia di Finanza italiana che, lo stesso anno, aveva individuato il molo all’estremità del Grand Harbour come l’hotspot da cui partivano le tratte illecite del Mediterraneo che si estendono da Marocco a Cipro, e da cui sarebbe partito anche il peschereccio perquisito.
Così, impugnando i rapporti raccolti dall’intelligence italiana, che documentano svariati reati di contrabbando nell’ultimo decennio gestiti da cittadini maltesi e riconducibili a quel porto, gli inquirenti avevano scoperto come vi sia anche concreto supporto e complicità da parte di alcuni cantieri navali dell’arcipelago che, di frequente, assistono navi utilizzate nella criminalità marittima internazionale.
Il capitolo della complessa vicenda legata a Paul Attard, che si trascina ormai da tre anni, si conclude quindi con l’assoluzione dell’imputato presso i tribunali italiani. Attraverso i suoi legali, l’uomo rimane ora in attesa di conferme riguardo l’annullamento del MAE.