Simon Camilleri, 36 anni, è stato condannato a 20 mesi di carcere e costretto a pagare una multa di 7.000 euro dopo aver ammesso di aver impallinato e ferito un altro cacciatore durante un incidente avvenuto nei giorni scorsi tra i campi nei pressi di Zabbar, mentre i due stavano puntando inconsapevolmente la stessa preda.
Camilleri, già noto alle autorità per precedenti legati al bracconaggio, è stato accusato di caccia illegale a un esemplare di specie protetta senza opportuna licenza (ritiratagli anni fa), possesso illegale d’arma da fuoco, lievi lesioni personali causate da negligenza.
Durante l’udienza, Camilleri ha spiegato che quel giorno si trovava in campagna con il padre per raccogliere lumache. Sebbene fosse consapevole che la sua licenza di caccia fosse stata revocata nel 2013, ha affermato di aver agito d’impulso dopo aver avvistato una tortora su un terreno di famiglia, sparando istintivamente all’uccello senza rendersi conto della presenza di un altro cacciatore nelle vicinanze, che è stato impallinato. L’arma, un fucile da caccia, apparteneva al padre di Camilleri, e non era registrata a suo nome, confermando la natura non premeditata dell’episodio.
Durante l’udienza, il 36enne sembra essere apparso visibilmente costernato per il gesto, scoppiando in lacrime più volte, con la madre presente in aula che cercava di confortarlo, sottolineando che anche il figlio era rimasto ferito durante l’incidente. L’uomo ha implorato la corte di mostrare clemenza, sottolineando il fatto che la sorella si sarebbe sposata a breve e che temeva di non poter partecipare al matrimonio.
Nonostante il suo pentimento e la collaborazione con la polizia, il tribunale ha preso in considerazione i numerosi precedenti di Camilleri. Nel 2013, per esempio, gli era stata ritirata a vita la licenza di caccia dopo essere stato condannato per diversi reati legati al bracconaggio. Nel 2020, era stato nuovamente multato per aver cacciato prede fuori dalla stagione venatoria.
In seguito alla sua ammissione di colpevolezza, il tribunale lo ha condannato a 20 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 7.000 euro da saldare in rate mensili. L’arma utilizzata è stata confiscata e la sua licenza, già revocata in precedenza, rimarrà tale. È stato inoltre emesso un ordine di protezione a favore della vittima, l’altro cacciatore impallinato, che vieta a Camilleri di avvicinarsi o contattarlo per i prossimi due anni.
Prima di lasciare il tribunale, l’uomo ha espresso il desiderio di affrontare un percorso riabilitativo per curare la “dipendenza” dalla caccia, come avviene per la tossicodipendenza.