Una furiosa lite tra giovani scoppiata alle 19:00 dello scorso sabato nei giardini pubblici di Floriana è stata affrontata martedì in tribunale con gli inquirenti che hanno citato in giudizio un gruppo di ragazze e ragazzi di età compresa tra i 14 e i 20 anni, chiamati ad affrontare accuse penali che includono disturbo della quiete pubblica, lesioni gravi e rapina a mano armata ai danni di un conoscente sedicenne, trovato riverso a terra con vistose ferite al viso e con i legamenti delle mani lacerati.
Secondo quanto emerso nel turbolento processo, la violenta rissa sarebbe stata innescata da un litigio tra la vittima e una delle presunte “carnefici” che forse non avrebbe accettato la fine della relazione tra i due e che così, insieme ad alcuni conoscenti, avrebbe deciso di accerchiare l’ex fidanzatino per malmenarlo e derubarlo dei 90 euro in contanti che aveva con sé, addirittura armati di un coltellino.
Come specificato dalle autorità, sarebbe stato proprio lo sfortunato sedicenne a identificare uno dei sei aggressori, un ragazzo 14enne di Zurrieq, permettendo così alla polizia di ispezionare i filmati delle telecamere a circuito chiuso e rintracciare gli altri cinque sospettati: una 17enne di Paola, due sorelle di 14 e 15 anni di Gzira, una 15enne di Valletta e l’unica maggiorenne del gruppo, Aicha Mariah, 20 anni di Paola, l’unica non soggetta al divieto di divulgazione dei nomi emesso dal tribunale.
Durante il processo, l’aula si è divisa per affrontare il tema delle conseguenze del folle gesto dei giovani, con il presidente della magistratura Joseph Mifsud che si è soffermato a sottolineare come la legge preveda il requisito del “dolo” in casi di violenza perpetuata da minorenni. Elemento che, secondo l’ispettore Stephen Gulia, sarebbe effettivamente riscontrabile dalle prove raccolte dai filmati estratti dalle telecamere che mostrano l’aggressione e il furto ai danni della vittima, nonché dal maldestro tentativo dell’imputato 14enne di cancellare materiale compromettente dal telefono per insabbiare le prove poco prima che le autorità gli sequestrassero il dispositivo.
Nonostante la versione dell’accusa, e in attesa della testimonianza della vittima ancora ricoverata al Mater Dei, il tribunale ha deciso di lasciare liberi su cauzione i 6 presunti aggressori previo deposito di 2.000 euro, osservanza del coprifuoco tra le 22:00 e le 6:00 e l’obbligo di firma una volta a settimana. Perchè – recita il magistrato nel resoconto riportato da Malta Today – «i minorenni non hanno posto in prigione. Capisco che abbiano bisogno di essere rimproverati, ma la prigione non è il posto giusto per farlo».
Una decisione commentata da molti come troppo “leggera”, trovando però il disaccordo della sopracitata Aicha Mariah, accusata di detenzione illegale di arma da taglio e recidiva, che una volta finito il processo tra i corridoi del palazzo di giustizia avrebbe iniziato a indirizzare espressioni ingiuriose nei confronti dell’ispettore Gulia.
Tale comportamento è stato riportato al foro dallo stesso ispettore e dal collega Lydon Zammit, presente al momento dell’aggressione verbale, trovando però la dura reazione del magistrato che ha ordinato ai due di lasciare immediatamente l’aula per non andare incontro all’accusa di oltraggio alla corte, con tanto di ammonimento all’indirizzo di Zammit, reo – secondo il giudice – di non avere un abbigliamento consono al tribunale.