Da diverse settimane il mondo della sanità maltese è in forte tumulto per le condizioni in cui opera la categoria e, pertanto, da giorni continua l’azione sindacale volta a cercare una soluzione per far fronte alla prolungata carenza di personale che è diventata ingestibile sia per gli operatori che per i pazienti.
Mentre la scorsa settimana le proteste erano state preventivamente bloccate per evitare eventuali ritorsioni sulla salute dei pazienti, nella mattinata di lunedì è arrivato il benestare del giudice Ian Spiteri Bailey, che in tribunale ha confermato come questi scioperi non rischino di mettere in pericolo la vita dei degenti, revocando il divieto temporaneo che aveva momentaneamente congelato le manifestazioni.
Inoltre, proprio il giudice ha confermato come le direttive preposte dall’Unione delle ostetriche e degli infermieri di Malta siano motivate dalla ricerca una soluzione alla prolungata carenza di personale che attanaglia la sanità dell’arcipelago negli ultimi anni. Come confermato da Spiteri Bailey, infatti:
«Non sembra che le azioni sindacali annunciate dal MUMN siano illegali né sembra che vi sia qualche presupposto per confermare l’ingiunzione».
Proprio settimana scorsa, il sindacato aveva proposto alcune direttive volte a risolvere questo tipo di problema, a partire dalle revisione dell’orario di pausa degli infermieri che, allo stato attuale della normativa, prevedrebbe un intervallo da effettuare alle sette del mattino, talvolta prima ancora che inizino la giornata lavorativa.
Questo comporterebbe che spesso gli operatori sanitari siano di fatto costretti a lavorare l’intera giornata lavorativa senza alcuna pausa a disposizione.
Gran parte delle direttive consegnate due settimane fa dal MUMN vertono, inoltre, sul rapporto personale-paziente affermando come si dovrebbe, quantomeno, puntare alla presenza di un infermiere ogni quattro pazienti, in ciascun reparto dell’ospedale.
Tuttavia, in questo momento, la forte carenza di personale che colpisce il mondo della sanità avrebbe ulteriormente ridotto questo rapporto, passato negli anni da essere di un infermiere ogni sei pazienti arrivando, talvolta, all’impensabile rapporto di un operatore per dodici cittadini ricoverati.
A tal proposito il sindacato sostiene come queste assenze stiano influenzando, “nel modo più dannoso“, l’obiettivo principale di fornire alla comunità una salute pubblica che possa considerarsi di qualità, come confermato dal legale del sindacato:
«Le direttive sono state scelte con attenzione e responsabilità per garantire che i pazienti non siano mai più messi a rischio».
Questa scarsa presenza di personale sanitario per i pazienti ha inoltre condotto, come tristemente ricordato dall’avvocato, ad un forte incremento di azioni legali intraprese dai degenti; è il caso, per esempio dell’infermiera finita nei guai perché un paziente è andato incontro al soffocamento, a causa del cibo mal ingerito e alla mancanza di personale per assisterlo.
In una dichiarazione MUMN si è detta “molto soddisfatta” dalla decisione del tribunale affermando che, fin da subito, il sindacato si atterrà alla richiesta del giudice e scriverà al Ministero della Salute e al Ministero per l’Invecchiamento Attivo per stabilire una data ed incontrarsi con l’obiettivo di tracciare la strada che possa portare a risolvere, una volta per tutte, le problematiche di carenza del personale che affliggono la sanità dell’arcipelago.