Continua il processo a carico di due cittadini marocchini e una donna maltese ben nota alle forze dell’ordine, accusati di aver rapinato una gioielleria di Zurrieq lo scorso 25 agosto, durante la quale il titolare del negozio, Joseph Carabott, è stato legato e poi pestato selvaggiamente, ridotto in fin di vita, trasportato d’urgenza in ospedale in gravissime condizioni.
I tre imputati, Zouhair Hadoumi, 26 anni, Mohamed Anas Boualam, 37 anni e Donna Sciberras, 29 anni, arrestati tre giorni dopo la rapina grazie ai filmati delle telecamere di sicurezza, continuano a dichiararsi non colpevoli delle accuse di tentato omicidio, lesioni personali gravi, sequestro di persona, furto aggravato e danni volontari, detenzione d’arma bianca in pubblico ed utilizzo durante il crimine, nonché disobbedienza a pubblico ufficiale.
A testimoniare è stata la volta dei figli del gioielliere, che hanno ricostruito i drammatici istanti che si sono susseguiti a partire da quella maledetta sera di fine agosto, dopo che Carabott non aveva telefonato né si era presentato all’appuntamento con la moglie facendo scattare i campanelli d’allarme in famiglia, dato che l’uomo era conosciuto per essere sempre puntuale.
L’aggressione subita dal sessantasettenne è stata talmente devastante ed ha procurato lesioni cerebrali così estese da avere ridotto il suo fisico sportivo ed allenato ad uno scheletro pelle e ossa in progressivo declino, incapace di respirare regolarmente ed alimentarsi in autonomia, come raccontato dal figlio che, secondo quanto riportato da Malta Today, trattenendo le lacrime in aula ha dichiarato: «mio padre è finito», definendo quanto subito come qualcosa «peggiore della morte».
Il testimone ha confermato che la sera del 25 agosto era piombato nella gioielleria del padre, trovando la saracinesca abbassata. Dopo aver intravisto la sagoma dell’uomo rinchiusa al suo interno in evidente stato di difficoltà, tentò di sfondare l’ingresso in preda al terrore. Ogni tentativo fallì, se non quando sul posto sopraggiunsero la sorella ed il cognato che riuscirono a farsi largo attraverso una porta antiproiettile.
Varcata la soglia, lo scenario pare essere stato agghiacciante: il negozio era stato messo a soqquadro e Joseph Carabott giaceva a terra in una pozza di sangue, con le mani legate dietro la schiena da un nastro. Il volto tumefatto e gonfio lo aveva reso incapace di pronunciare una singola parola.
Nel frattempo sul posto erano sopraggiunte le forze dell’ordine e i sanitari che trasportarono d’urgenza la vittima in ospedale. Purtroppo sembra che da allora per il gioielliere non siano stati registrati segni di miglioramento. Secondo quanto riportato da Times of Malta, dopo un consulto con i medici, in tribunale la figlia di Carabott ha riferito che le possibilità di recupero del sessantasettenne sono praticamente pari a zero.
In aula è stata inoltre ascoltata la testimonianza del genero della vittima che ha fornito una versione dei fatti del tutto simile al resoconto del cognato, sottolineando che il gioielliere sembrava non rispondere a nessuno stimolo la sera dell’incidente.
Le ricostruzioni sulle dinamiche dell’arresto dei tre sospettati sono invece state ripercorse grazie alla deposizione di un agente di polizia, che sembrerebbero confermare quanto delineato nella precedente seduta. La fase di raccolta prove tornerà in aula il prossimo venerdì.