Dopo quattro anni dove aveva fatto perdere le proprie tracce in patria, il principe rumeno 75enne Paul Philip Al Romaniei, conosciuto anche come Paul Lambrino, è stato arrestato domenica durante un evento organizzato dai Cavalieri di Malta.
Fuggito dalla Romania nel 2020 dopo la condanna per 3 anni e mezzo a seguito delle accuse di corruzione, riciclaggio di denaro e complicità nell’abuso d’ufficio contro l’interesse pubblico, le forze dell’ordine maltesi hanno dato seguito al Mandato d’Arresto Europeo emesso dalle autorità rumene a discapito del nobile balcanico.
Secondo Lambrino la vera motivazione dietro il procedimento giudiziario a suo carico sarebbe il tentativo da parte sua di reclamare la sua eredità reale composta da proprietà, terreni e opere d’arte, nonostante la sua discendenza sia oggetto ancora oggi di dibattito in patria. Infatti, pur essendo il nipote diretto di re Carol II nato da una relazione non ufficiale tra il principe Carlo e Zizi Lambrino, la sua famiglia fu esiliata nel 1947 e tutte le sue proprietà furono confiscate dallo Stato. Anche lo zio nonché ultimo re di Romania deceduto nel 2017, Michele I di Romania, non ha mai riconosciuto il nipote come parte della famiglia reale.
Le accuse rivolte a Principe Paul Philip riguardano la restituzione illegale e successiva vendita di terreni e immobili in un’area di lusso vicino a Bucarest, un tempo appartenenti alla sua famiglia, prima che decadesse a seguito dell’istituzione della Repubblica Socialista di Romania, e la cui cessione avrebbe causato, secondo la Corte Suprema rumena, un buco finanziario quantificato in oltre 145 milioni di euro.
Nella giornata di oggi il principe è comparso in tribunale accompagnato dalla consorte Lia dove, confermando di essere un membro della famiglia reale attualmente residente a Parigi, ha definito la sentenza rumena come dettata da «motivazioni politiche». Una versione che sembrerebbe sposarsi con la decisione presa dalla Corte d’Appello di Parigi l’anno scorso a seguito del primo arresto avvenuto nel giugno 2022 tra le rues parigine, rifiutando l’estradizione per un «fallimento sistemico del sistema giudiziario rumeno».
Mentre l’accusa ha portato in aula copie del MAE, delle sentenze, dell’autorizzazione all’esecuzione del Procuratore Generale e delle impronte digitali accompagnate dalla foto che inchioderebbero Paul Lambrino, la difesa ha commentato l’arresto avvenuto durante l’evento organizzato dai Cavalieri di Malta come un atto di «umiliazione dinnanzi ai dignitari» provenienti da tutta l’Europa.
Un mandato d’arresto definito dalla difesa come «insensato» nonché un «atto di vendetta» ordito dai numerosi nemici del principe: «un paese serio come la Francia ha già affrontato la richiesta illegale di arresto di questo signore», la chiosa dei legali difensori prima di avanzare la richiesta di libertà su cauzione con obbligo di firma anche tre volte al giorno.
Una proposta, però, respinta dal giudice alla luce del provvedimento e delle gravi accuse mosse a carico del principe, uscito visibilmente sconsolato dall’aula per la decisione del tribunale prima di essere nuovamente rinchiuso in custodia in attesa della prima udienza in programma per il prossimo 9 maggio.