Abner Aquilina, il principale sospettato dell’uccisione di Paulina Dembska, la ragazza di origini polacche trovata morta il 2 gennaio scorso agli Independence Gardens di Sliema, è comparso in Tribunale giovedì sera per rispondere alle accuse di stupro ed omicidio. Per tutti i capi di accusa, l’imputato si è dichiarato non colpevole.
Nel corso dell’udienza, la Polizia ha confermato che non c’erano correlazioni tra la vittima e l’accusato e che Dembska non sia stata uccisa in quanto donna. Sembra sempre più delinearsi, infatti, che si sia trattato più di un’aggressione “casuale”, non premeditata, quindi senza apparenti motivazioni.
La vittima è stata uccisa attorno alle 5:15 del mattino. Il corpo riportava i segni di abusi e violenze, anche se non è stato ancora stabilito se sia stata stuprata prima o dopo essere stata uccisa.
Secondo i media locali, in aula era presente anche la madre dell’accusato, a quanto pare visibilmente scossa dalla situazione. Aquilina è stato arrestato il giorno stesso della morte di Paulina Dembska e, nel corso delle prime dichiarazioni rilasciate alle forze dell’ordine, sembravano manifestarsi indizi su un’implicita ammissione del reato, che però non è stato possibile approfondire perché il 20enne è stato ricoverato presso l’ospedale psichiatrico Mount Carmel a causa degli evidenti squilibri psichici manifestati nel corso dell’interrogatorio.
Oltre all’accusa di “aver ucciso Paulina Dembska trattenendola e costringendola a compiere atti contro la sua volontà, violentandola vaginalmente, analmente e oralmente” – come da dichiarazioni riportate dai quotidiani locali in diretta dal Tribunale – Aquilina è stato imputato anche per la violazione della quiete pubblica nella chiesa di Balluta, dopo il frastuono provocato alle 6 del mattino del giorno dell’omicidio. Condanne che vanno ad aggravare la posizione del 20enne di Zejtun già recidivo ad una serie di reati.
Per Aquilina, che davanti al Giudice ha rigettato ogni accusa, gli avvocati difensori non hanno avanzato l’ipotesi della libertà su cauzione, ma hanno richiesto che sia trattenuto ancora presso l’ospedale Mount Carmel invece che essere spedito in prigione.
La Corte ha rimandato ogni decisione al direttore della struttura carceraria, affinchè vengano effettuati tutti gli accertamenti necessari sull’imputato.
Il caso sarà ora affidato ad un altro magistrato per l’avvio della fase di compilazione delle prove.