Continua il processo a Jeremie Camilleri, 33enne franco-maltese che la sera del 18 gennaio a Gzira ha causato la morte di Pelin Kaya, proprio nel giorno del 30esimo compleanno della giovane.
Nella seduta di lunedì, in tribunale sono emersi i dettagli in merito ai danni causati dalla BMW X5 condotta da Camilleri, che avrebbe prima urtato una stazione di servizio e poi travolto la giovane vittima, finendo la sua corsa impazzita contro la vetrina di un fast food della catena KFC.
Tra i testimoni comparsi in aula c’è stato il direttore di Food Chain Ltd, società che gestisce i locali KFC sull’arcipelago. Per riparare i danni subiti dal negozio sarebbero stati spesi 37.000 euro, che comprendono la sostituzione della vetrata in vetro temperato e i mobili, andati distrutti nel tragico incidente.
I lavori di riparazione alla vicina stazione di servizio sarebbero invece costati circa 14.200 euro, come dimostrerebbero due fatture presentate in tribunale dal gestore.
Nello specifico, la BMW di Camilleri avrebbe colpito tre pompe di rifornimento, causando anche danni alle murature dell’area. Lo stesso gestore avrebbe consegnato i filmati di videosorveglianza alla polizia, poche ore dopo lo svolgimento dei fatti.
Secondo i resoconti dei media locali, il processo starebbe inoltre incontrando alcune difficoltà con una testimone. Il tribunale avrebbe infatti ordinato alla polizia di scortare Fiona Brincat alla prossima udienza, in qualità di teste, poichè la donna avrebbe infatti ignorato l’invito a comparire nella seduta di lunedì e anche in quella precedente, costringendo il magistrato a prendere provvedimenti.
Jeremie Camilleri è accusato di diversi capi di imputazione, uno su tutti l’omicidio volontario, reato per il quale continua a dichiararsi non colpevole.
Nelle sedute precedenti era emerso che, la sera dell’incidente, l’uomo si sarebbe messo al volante imbottito di alcool e cocaina. Uscito di casa dieci minuti prima della tragedia, Camilleri avrebbe litigato con la fidanzata che aveva deciso di non incontrarlo, per questo le aveva inviato un messaggio vocale, poi cancellato, in cui avrebbe detto di essere un «orgoglioso criminale psicopatico» e che la mattina dopo avrebbe «sentito parlare di lui al telegiornale».
Anche al momento dell’arresto, l’imputato avrebbe dato segni di squilibrio, costringendo le forze dell’ordine a placarlo con l’utilizzo di taser. Il caso tornerà in tribunale a maggio.