È tornato in aula il processo a Jeremie Camilleri, indiziato per l’omicidio di Pelin Kaya, la giovane donna di nazionalità turca travolta ed uccisa da un’auto pirata a Gzira lo scorso 18 gennaio, giorno del suo trentesimo compleanno.
A testimoniare è stata la volta di alcuni agenti ed ufficiali di polizia che hanno fornito ulteriori dettagli sul profilo dell’imputato, sui movimenti effettuati la notte dell’incidente e su quelli immediatamente successivi lo schianto contro la pompa di benzina, travolgendo la vittima e terminando poi la folle corsa contro la vetrata di un fast food. Una ricostruzione resa possibile grazie anche all’analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza poste lungo la strada.
Una perquisizione effettuata presso la residenza di Camilleri poco dopo il fermo, ha fatto emergere quella che è stata descritta come una situazione “spaventosa”. L’imputato pare infatti vivesse in una condizione di estremo degrado e sporcizia. Secondo i resoconti di Times of Malta, il testimone ha parlato di un appartamento allagato, cosparso di feci, una toilette inagibile e topi che circolavano in cucina.
Lo stesso sergente di polizia ha poi riferito che, la sera della tragedia, il 33enne di Lija impiegò sette minuti per percorrere il tragitto che, da casa, lo condusse a Gzira, luogo in cui avvenne lo schianto, immortalato anche da un autovelox mentre sfrecciava a 75,8 chilometri orari a bordo della BMW di colore nero.
Le telecamere sembrano aver inoltre inquadrato la vittima mentre camminava sul marciapiede nella direzione opposta a quella in cui stava viaggiando l’auto di Camilleri che, ad un certo punto, puntò verso Kaya e la investì, catapultandola in aria. Poi l’impatto contro il distributore di benzina e la vetrata del KFC. Stesa a terra, il corpo della giovane donna pare essere stato colpito da diverse pietre scagliate da Jeremie Camilleri, secondo anche le ricostruzioni fornite in aula dai testimoni oculari, gli stessi che a loro volta sarebbero stati aggrediti dall’imputato mentre tentavano di placarlo. Solo il taser delle forze dell’ordine riuscirà nell’intento. Nella precedente seduta era infatti emerso come Camilleri avesse aggredito e minacciato persino gli agenti intervenuti sulla scena, chiedendo di avvisare la Tv di Stato perché voleva “essere famoso”.
Sul 33enne franco-maltese che ora sarà sottoposto a perizia psichiatrica, pende un elenco di accuse che riempie quattro pagine, gravi lesioni e omicidio volontario su tutte. Accuse per le quali continua a dichiararsi non colpevole.