Ventotto fendenti in due minuti: così si è conclusa la vita di Joseff Rivas lo scorso 5 dicembre a Paceville. È quanto emerso nella giornata di giovedì in tribunale, nel corso dell’udienza che vede imputate tre persone di origine rumena, per l’omicidio dell’uomo con doppia cittadinanza inglese e rumena.
A quanto si apprende, Rivas era a Malta da appena tre giorni quando è stato ucciso fuori da un bar al culmine di una discussione sui proventi derivati dal giro di prostituzione sull’arcipelago. La vittima era presumibilmente legata a un gruppo criminale, e sarebbe atterrata a Malta proprio per uccidere Ilie Constantin (31 anni) e i fratelli Ionut Iulian e Dan-Andrei Tanase (35 e 32 anni), cugini dello stesso Constantin, accusati dell’omicidio.
A Rivas è però andata male: una rissa con i tre imputati, durata appena due minuti, gli è infatti costata la vita. Con lui ci sarebbero state altre due persone, che sarebbero riuscite a lasciare il Paese poco dopo lo scontro.
Come riporta Times of Malta, un ispettore di polizia che segue le indagini ha indicato i tre uomini come “protettori” delle prostitute. Lo stesso testimone ha inoltre ricostruito le dinamiche dei fatti, con i tre imputati seduti al Big G’s Bar di Ross Street intorno alle 15:15. Pochi minuti dopo si sarebbero presentati altri tre uomini, tra cui Jeff Rivas. Dopo una stretta di mano tra Dan-Andrei Tanase e uno degli individui appena arrivati, avrebbero iniziato a parlare tutti assieme. Poco dopo, lo scoppio della rissa a colpi di sgabello, un’insegna ed un’arma da taglio con cui sono stati inferti i 28 fendenti a Rivas, morto subito dopo l’arrivo in ospedale.
Alla base del diverbio ci sarebbero state le modalità di spartizione dei soldi derivati dal giro di prostitute. Proventi che avrebbero dovuto essere divisi tra i tre imputati e un quarto uomo, conosciuto come Rasvan, al quale sarebbe spettato il 50% dei guadagni, mentre la restante metà era da spartirsi tra gli accusati. Gli appuntamenti con le prostitute sarebbero stati gestiti direttamente dalla Romania, presumibilmente dalla madre o dalla moglie di Rasvan, che in questo modo aveva sotto controllo la quantità di soldi generati dal racket.
Constantin e i fratelli Tanase si sarebbero recati al bar per l’incontro armati di coltelli, acquistati in un negozio di souvenir poco distante: Constantin avrebbe infatti saputo da una terza persona che Rasvan avrebbe mandato qualcuno a ucciderli, a causa di denaro che gli imputati avrebbero deciso di tenersi per sé.
Dopo l’omicidio, gli accusati avrebbero dovuto lasciare Malta il 16 dicembre, con biglietti aerei acquistati da alcuni parenti.
Al termine dell’udienza, il magistrato ha stabilito che, in virtù delle prove presentate a carico degli imputati, è possibile procedere con le incriminazioni.