È tornato in aula il caso di Joseff Rivas, sospetto membro della criminalità organizzata rumena ucciso con 28 coltellate in pieno giorno a Paceville il 5 dicembre 2022, che vede accusati di omicidio Ilie Constantin, ed i fratelli Ionut Iulian Tanase e Dan-Andrei Tanase, tutti di origine rumena. Secondo le ricostruzioni fornite in tribunale nella precedente seduta, il fulcro della vicenda ruoterebbe attorno al giro della prostituzione ed alla contesa tra due clan rivali.
Rivas, con doppio passaporto rumeno e britannico, sarebbe volato sull’arcipelago proprio per uccidere quelli che sarebbero poi diventati i suoi assassini. Al centro, una questione di soldi derivata dalle attività criminali, che vedrebbe coinvolta almeno un’altra persona che gestirebbe la prostituzione a Malta direttamente dalla Romania.
Gli ultimi aggiornamenti sul caso riguardano i dettagli forniti in aula dall’ispettore di polizia sulle indagini svolte nelle ore successive al delitto, quando le forze dell’ordine perquisirono degli appartamenti a St. Julian’s e a Swieqi che si ipotizza fossero utilizzati dalle prostitute del giro, accompagnati da Ionut Tanase, che qualche ora prima, insieme al fratello e a Costantin, si era consegnato alla stazione di polizia della cittadina.
Ma ancor prima di questo, a fornire elementi indiziari sui tre imputati sarebbe stata l’ex fidanzata di uno di loro, rintracciata dalla polizia nell’appartamento di St. Julian’s e costretta a collaborare. Lì la donna avrebbe messaggiato con uno dei sospettati che stava cercando di organizzare la fuga dal Paese. Gli agenti l’avrebbero quindi costretta ad acquistare per loro i biglietti aerei, con l’intenzione di arrestarli all’aeroporto. Un’eventualità che però non si è presentata, visto che gli stessi si sono poi consegnati spontaneamente alla polizia il giorno dopo il delitto, invocando la legittima difesa.
Sul pianerottolo di una delle abitazioni sarebbero state trovate macchie di sangue, mentre all’interno le evidenze avrebbero lasciato ben poco spazio ai dubbi: un rotolo di carta pieno di sangue e una felpa appena lavata gettata nella spazzatura. Dopo l’omicidio, i tre sospettati avrebbero raccontato l’accaduto alle rispettive fidanzate che alloggiavano a St. Julian’s, le quali avrebbero immediatamente lasciato Malta.
Risulta ancora non rinvenuto il coltello utilizzato per uccidere Rivas, nonostante uno dei Tanase abbia indicato il luogo dove l’avrebbe gettato, un cavedio nei pressi dell’appartamento di Swieqi, al cui interno, però, in compenso, la polizia avrebbe trovato tracce di sangue ovunque: in bagno, in soggiorno, in cucina e anche sugli interruttori elettrici.
La raccolta delle prove ha visto la testimonianza anche di un altro ispettore, riguardo alla rissa che avrebbe portato alla morte di Rivas. I tre imputati, seduti assieme a un tavolino di un bar, sarebbero stati raggiunti dalla stessa vittima. Pochi istanti dopo sarebbe scoppiata una violenta colluttazione a colpi di sedie e cartelli stradali, fino al tragico epilogo e la fuga dei sospettati dal luogo dell’omicidio, dopo aver infierito con calci e pugni sulla vittima a terra, ma ancora viva all’arrivo dell’ambulanza, nonostante le profonde ferite da taglio.
Gli avvocati difensori hanno infine presentato una richiesta di libertà su cauzione per i tre imputati, che continuano a dichiararsi non colpevoli. La richiesta verrà discussa nella prossima udienza, prevista per maggio.