Elliot Paul Busuttil, il principale sospettato dell’omicidio di Mario Farrugia, il 62enne di Pembroke trovato cadavere lo scorso 5 aprile all’interno del bagagliaio dell’auto di sua proprietà parcheggiata nell’area di Qormi, è comparso in tribunale venerdì per rispondere alle accuse di omicidio volontario, occultamento di cadavere, porto abusivo d’armi, violazione della libertà vigilata e recidiva.
Il 38enne di Attard, indagato numero uno per la brutale uccisione di Farrugia, secondo i media locali avrebbe infatti già alle spalle numerosi trascorsi criminali, legati anche al tentato omicidio di un 57enne di nazionalità bulgara, al quale era stato sottratto del denaro dopo che gli erano state inferte delle coltellate che lo avevano lasciato a terra, riverso in una pozza di sangue a Ta’ Qali, nel 2020.
Rispondendo alle accuse sul caso Farrugia, nel pomeriggio di venerdì, l’imputato si è dichiarato non colpevole, rinunciando in questa fase ad avanzare richieste per ottenere la libertà su cauzione; il giudice ne ha convalidato il fermo.
Insieme a Busuttil, altre tre persone erano finite in manette lo scorso mercoledì pomeriggio, nel corso di un’operazione svolta dal dipartimento investigativo criminale, in collaborazione con il distretto di polizia di St. Julian’s e il laboratorio forense, che avevano prelevato due uomini e due donne dalle loro abitazioni ad Attard, Msida e Mosta.
Tra questi parrebbe esserci anche Ramzi Abdulhafid Ib Abukem, un 40enne libico con alle spalle già numerosi capi di imputazione. Secondo la stampa locale, nel 2018, era infatti stato accusato dell’omicidio di un uomo a Ħamrun, mentre nel 2017 era comparso davanti ai giudici per rispondere del reato di possesso di droga, aggravato dalla violazione del regime di libertà provvisoria che gli era stata concessa dopo le accuse di furto che l’avrebbero visto coinvolto qualche tempo prima. L’anno precedente, ovvero il 2016, era finito in tribunale per il presunto coinvolgimento nel tentato omicidio di tre buttafuori a Paceville, impugnando armi da taglio tra cui una spada da samurai.
Mario Farrugia, vittima del brutale omicidio di Qormi, era stato visto l’ultima volta il 28 marzo nelle vicinanze della sua residenza a Pembroke. L’avanzato stato di decomposizione in cui versava il cadavere ne aveva impedito un iniziale riconoscimento, confermato poi dai test del DNA. Le analisi hanno inoltre dimostrato che il corpo è stato trafitto da un notevole numero di coltellate, almeno una quarantina, inferte principalmente nella zona del petto.