George Degiorgio ha ammesso che lui ed il fratello si erano dichiarati colpevoli dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia per evitare l’ergastolo.
È quanto sembra essere emerso in aula nella mattinata di venerdì 21 aprile, nel corso del processo di appello richiesto da entrambi i fratelli dopo la sentenza raggiunta lo scorso anno.
George Degiorgio ed il fratello Alfred furono arrestati nel dicembre 2017, insieme a Vince Muscat, quest’ultimo condannato a 15 anni di reclusione dopo aver patteggiato ed essere diventato testimone di Stato sul caso nel 2021.
Nell’ottobre del 2022, i Degiorgio furono condannati a scontare 40 anni di prigione per l’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia, a seguito di una sentenza “storica” raggiunta in tempi record dopo un’ammissione di colpevolezza da parte dei due, accusati di essere gli esecutori materiali del gesto, coloro che avevano posizionato ed azionato la bomba sotto il sedile dell’auto della vittima.
Sempre i due, poco più tardi, fecero però marcia indietro presentando ricorso per chiedere un nuovo processo ed una causa costituzionale, sostenendo che i loro diritti erano stati violati.
Entrambe i fratelli sostennero infatti di essere stati svantaggiati perché i loro “nuovi” legali, ottenuti con il gratuito patrocinio dello Stato dopo che i precedenti fecero dietrofront, non avevano avuto il tempo necessario per analizzare la marea di prove in tempi utili prima del processo, mentre l’accusa, da parte sua, era ben preparata al caso.
Una versione confermata ancora una volta oggi in aula da George Degiorgio, insieme a quella sulle precarie condizioni di salute del fratello, Alfred, che quel giorno non gli avrebbero permesso di acconsentire totalmente e liberamente all’ammissione fatta in aula, dopo diversi giorni di sciopero della fame, indetto come forma di “ribellione” contro una situazione ritenuta penalizzante.
Secondo la testimonianza di quest’oggi di Degiorgio, riportata dai media locali, quel giorno il fratello sarebbe stato prima trasportato fuori dal carcere con una barella e poi in tribunale in sedia a rotelle, portando George a sollevare preoccupazioni per l’impossibilità di consultarsi con lui dato che continuava a mantenere il silenzio, il tutto aggravato dal fatto che la loro difesa non era tecnicamente preparata ad affrontare il processo.
Degiorgio ha poi affermato che ad un certo punto l’avvocato l’avrebbe messo davanti a due scelte: proseguire e, nel caso di sconfitta, ottenere l’ergastolo, oppure dichiararsi subito colpevoli per ricevere uno sconto della pena.
Senza nessuna collaborazione da parte del fratello, e con il legale che dopo un confronto con l’accusa gli ha proposto 40 anni di prigione, George Degiorgio ha raccontato di non aver avuto altre soluzioni se non quella di “chinare la testa” e di cedere alla proposta.