Dopo il colpo di scena che ha visto i due fratelli, Alfred e George Degiorgio, dichiararsi colpevoli dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia, i due, condannati a 40 anni di reclusione oltre al pagamento di 42.930 euro ciascuno per le spese processuali ed alla confisca dei proventi derivati dal reato, hanno fatto ricorso in appello chiedendo un nuovo processo e riaprendo così uno dei capitoli più tristi e bui della cronaca maltese. Una vicenda, dunque, che sembra proprio non riuscire ad imprimere la parola fine. Secondo quanto riportano i media maltesi, gli imputati avrebbero dichiarato che la loro ammissione di colpevolezza del reato ed il loro diretto coinvolgimento è stato causato dalla mancanza di uguaglianza delle parti nel procedimento penale.
Entrambe i fratelli sostengono di essere stati svantaggiati perché i loro legali non avrebbero avuto tempo necessario per analizzare la marea di prove in tempi utili prima del processo, mentre l’accusa, da parte sua, era ben preparata al caso. Sembrerebbe inoltre che Alfred Degiorgio non fosse nella condizione fisica di acconsentire totalmente e liberamente all’ammissione fatta in aula, dopo diversi giorni di sciopero della fame, indetto come forma di “ribellione” contro una situazione ritenuta penalizzante.
La protesta era stata infatti scaturita dal fatto che il Tribunale penale, lo scorso settembre, aveva nominato gli avvocati Simon Micallef Stafrace e Martin Farrugia come patrocinio a spese dello Stato per evitare ritardi nel processo. Quest’ultimi avevano informato la corte che anche per loro sarebbe stato impossibile visionare le 11.000 prove, nonché i 77.000 file audio e video nel tempo rimasto. I due fratelli avevano chiesto alla Corte costituzionale un provvedimento cautelare che avrebbe rinviato il processo, ma anche questo è stato negato, anche se la data dell’udienza è stata poi posticipata di 10 giorni. Per tale motivo i due imputati “reo-confessi”, oggi, coadiuvati da nuovi avvocati, hanno depositato istanza congiunta impugnando la sentenza, chiedendone l’annullamento e il nuovo giudizio. Ricorso firmato alla Corte d’Appello Penale dai legali Noel Bianco e Leslie Cuschieri.
I Degiorgio erano finiti alla sbarra ed in manette anni addietro con l’accusa di essere stati gli esecutori materiali dell’omicidio della giornalista. Coloro, insomma che avevano posizionato ed azionato la bomba sotto il sedile della sua auto. Una terza persona coinvolta era già stata condannata a 15 anni di reclusione: si tratta di Vince Muscat, diventato testimone di Stato sul caso nel 2021. I Degiorgio si trovano in carcere dal dicembre del 2017, circa due mesi dopo l’attentato avvenuto il 16 ottobre dello stesso anno. Contro di loro una marea di prove. I cellulari degli imputati (compreso Vince Muscat) sarebbero stati rintracciati la sera prima dell’omicidio a Bidnija, dove l’auto della vittima era parcheggiata. I tre avrebbero quindi piazzato insieme la bomba sotto al sedile del guidatore. La polizia avrebbe inoltre trovato un mozzicone di sigaretta con sopra il Dna di Alfred Degiorgio, in un punto panoramico che sarebbe stato utilizzato per sorvegliare la residenza di Caruana Galizia. Una volta che quest’ultima sarebbe uscita di casa e salita in macchina, Alfred avrebbe avvisato il fratello George, che a sua volta avrebbe fatto partire il messaggio per innescare l’ordigno. Al momento dell’esplosione, con Alfred ci sarebbe stato Vince Muscat, mentre il fratello George si liberava dei telefoni gettandoli in mare.