Un 33enne bulgaro, Boris Kotsev, è stato posto in stato d’arresto perché sospettato di aver dato fuoco al portone di ingresso dell’edificio di tre piani dove risiede la sua ex fidanzata insieme ad altri inquilini. Il fatto si sarebbe verificato nella notte tra il 12 ed il 13 novembre, a Msida.
Fin da subito dichiaratosi innocente, l’uomo, residente a Marsascala, è stato posto in stato di fermo dalla polizia sulla base di quel che è emerso dall’analisi delle telecamere a circuito chiuso collocate nei pressi dell’abitazione della donna. Così le ricerche degli inquirenti avrebbero ricondotto proprio a Kotsev, già noto alle forze dell’ordine a seguito dello scontro avuto con un ufficiale pochi giorni prima a St. Julian’s.
Proprio questo precedente si è rivelato fondamentale per collegare il bulgaro al piromane che ha scatenato l’incendio a Msida, inchiodato dalle bodycam in dotazione alla polizia che avevano ripreso lo scontro con l’ufficiale. Infatti, dal confronto delle immagini sono poi emerse diverse analogie con l’uomo ripreso dalle telecamere negli istanti successivi all’incendio, in particolare, per quanto riguarda l’aspetto fisico ed un borsone che sembrerebbero corrispondere all’identità del sospettato.
A fornire un’ulteriore conferma alle forze dell’ordine ci hanno pensato le celle telefoniche che, senza ombra di dubbio, hanno in seguito confermato la presenza del sospettato a Msida nel momento in cui sono divampate le fiamme.
Per questa ragione, nel corso della giornata di mercoledì, è stato emesso un mandato di arresto per Kotsev, che è finito in manette con l’accusa di aver appiccato intenzionalmente l’incendio che ha danneggiato l’edificio dove risiede la donna, aggravato dal fatto che fosse consapevole che al suo interno fossero presenti anche altri inquilini.
Nonostante si sia dichiarato fin da subito innocente, l’imputato si è visto respingere la richiesta di libertà su cauzione per il timore di una possibile fuga e manomissione delle prove. La corte ha fatto sapere che la decisione è stata inoltre avvalorata dalla gravità del reato stesso, che prevede una pena detentiva massima di 12 anni, e dalla presenza di altre persone all’interno dell’edificio al momento dell’incendio, con il rischio, quindi, di conseguenze ben più gravi.
In attesa delle 15 testimonianze civili da depositare, la difesa di Kotsev ha rivendicato come l’imputato lavori stabilmente da diversi anni a Malta e come conservi una fedina penale pulita. Tuttavia il magistrato ha posto l’imputato in custodia cautelare ed emesso un’ordinanza di protezione a favore della ex fidanzata.