La conclusione dell’inchiesta magistrale sulla morte di JeanPaul Sofia ha accelerato nettamente il corso della giustizia, o almeno così si spera. Le 5 persone indagate per presunte responsabilità sulla scomparsa del giovane morto lo scorso 3 dicembre nel crollo di un edificio in un cantiere edile a Kordin sono infatti già comparse in tribunale, dopo essere state arrestate nella tarda serata di venerdì 21 luglio.
Gli arrestati e le accuse a loro carico
Si tratta di Kurt Buhagiar (37 anni) di Naxxar, Matthew Schembri (38 anni) residente a Birkirkara, Adriana Zammit, (35) anni, architetto di Zabbar, il serbo Milomir Jovicevic, (39 anni) e sua moglie, la bosniaca Dijana Jovicevic (38 anni) direttrice assieme al marito dell’impresa edile responsabile del cantiere crollato, la Milmar Construction Ltd. Secondo i resoconti forniti dai media locali, tutti gli imputati si sono dichiarati non colpevoli.
Le accuse sono pesantissime: omicidio colposo e lesioni gravi ai 5 operai presenti quando l’edificio è collassato. Ancora più complicatala la posizione di Schembri, accusato di aver falsificato una firma sull’avviso di inizio lavori del progetto, un documento ufficiale che deve essere presentato alle autorità prima dell’inizio dei lavori. Zammit dovrà invece sostenere separatamente l’accusa di non aver condotto i lavori secondo le pratiche e gli standard industriali richiesti dalle normative maltesi. Infine Schembri, Buhagiar e i coniugi Jovicevic sono stati accusati anche di varie violazioni delle norme sulla salute e la sicurezza sul lavoro.
Concessa la libertà su cauzione a tutti gli imputati
Nonostante le rimostranze degli avvocati dell’accusa, il magistrato di turno ha concesso la libertà su cauzione ai 5 imputati, considerando ininfluente che la decisione possa gettare il caso ancora più in cattiva luce agli occhi dell’opinione pubblica, dopo le numerose proteste e polemiche sul rifiuto del governo di istituire un’inchiesta pubblica, poi concessa e annunciata lo scorso 18 luglio dal Primo Ministro Robert Abela, contestualmente a una manifestazione pubblica davanti a Castille che ha visto migliaia di persone in piazza contro le decisioni del governo. Secondo il magistrato sarebbero inoltre infondati i timori che gli imputati possano tentare di lasciare l’arcipelago. Tornando a quando deciso dal Tribunale, a Schembri, Buhagiar, Zammit e Milomar Jovicevic è stata concessa la libertà dietro al pagamento di una cauzione di 15.000 euro, una garanzia personale di 25.000 euro e l’ordine di firmare il libretto di cauzione due volte alla settimana. Dijana Jovicevic, accusata in qualità di amministratore della società e non a titolo personale, dovrà versare una cauzione di 5.000 euro e una garanzia personale di 15.000 euro. Il magistrato le ha inoltre concesso una certa flessibilità nella firma del libretto di cauzione: la donna è infatti all’ottavo mese di gravidanza, a poche settimane al parto.
Tentativo (fallito) di annullare gli arresti
In aula è inoltre emerso che i legali di Schembri e Buhagiar avrebbero tentato di far annullare lo stato di fermo per i propri assistiti, provando a fare leva sul fatto che i diretti interessati non avrebbero ricevuto una copia completa delle prove a loro carico. Un ispettore di polizia che sta seguendo il caso avrebbe spiegato che il documento non sarebbe stato ancora nelle mani delle forze dell’ordine al momento dell’arresto, in quanto «ancora in fase di verifica».
La prossima udienza, la cui data non è ancora stata comunicata, darà il via all’inizio della raccolta delle prove a carico degli imputati.