Si arricchisce di dettagli lo scandalo che lo scorso mese ha travolto la Malta Philharmonic Orchestra a seguito della denuncia presentata alla polizia da una ex componente circa presunte molestie sessuali subite da un alto funzionario del complesso, un 31enne gozitano ora sollevato dall’incarico e che in una precedente seduta davanti al giudice si era dichiarato colpevole delle accuse a suo carico. Il tribunale condannò l’uomo ad un anno di reclusione con sospensione della pena di quattro anni, disponendo inoltre un un ordine restrittivo di cinque anni a favore della vittima.
Sul caso era stata aperta un’indagine interna ed in tribunale erano già emersi i presunti tentativi di celare l’accaduto da parte dell’amministratore delegato della Filarmonica, Sigmund Mifsud, finito per essere accusato di aver tentato di insabbiare il caso di molestie, corrompendo potenziali testimoni. Ora, per lui, le prove raccolte sarebbero sufficienti per procedere con l’incriminazione.
Infatti, nella giornata di lunedì 28 novembre, in aula sono emersi ulteriori dettagli sul caso che mostrerebbero come Mifsud abbia cospirato assieme all’alto funzionario affinchè non solo le accuse di molestie sessuali non venissero a galla, ma anche dei tentativi di ribaltare la situazione a svantaggio della vittima. Come riferito dai media locali, tra le prove ci sarebbero anche delle note audio e dei messaggi scambiati tra i due, uno dei quali riporterebbe la seguente frase: «Il nostro compito ora è istigare le persone contro di lei».
La donna si era rivolta più volte a Mifsud per denunciare le molestie subite dal collega, sia verbali che fisiche, che si sarebbero verificate più volte. Tra queste, alcuni palpeggiamenti sulla schiena, sul sedere e altre richieste inopportune e certamente non gradite, anche attraverso dei messaggi sessualmente espliciti. Atteggiamenti che hanno poi spinto la musicista a rassegnare le dimissioni dall’orchestra, per ritrovare tranquillità e serenità psicologica.
Come detto, Mifsud avrebbe però tentato di nascondere e sminuire quanto avvenuto, chiedendo alla vittima di cancellare messaggi e fotografie sconvenienti ricevuti dal molestatore, promettendo al tempo stesso azioni disciplinari che non sono però mai state effettivamente messe in atto, anzi.
Per questa ragione la donna, esasperata, avrebbe inviato una lettera di dimissioni indirizzata all’amministratore delegato ed al capo delle risorse umane alla quale sarebbe seguito un tentativo da parte di Mifsud di farla desistere, richiedendole di “cambiare atteggiamento”, altrimenti avrebbe preso lui stesso dei provvedimenti nei suoi confronti.
Inoltre, sempre Mifsud avrebbe incontrato altri funzionari per trovare un modo di convincere la donna a non sporgere denuncia, arrivando a fare pressioni anche sugli altri musicisti affinché non parlassero dell’accaduto.
L’amministratore delegato avrebbe inoltre impedito al capo delle risorse umane di informare sull’accaduto il segretario permanente del Ministero della Cultura, giustificando il fatto affermando che avrebbe pensato lui stesso a risolvere la questione con la diretta interessata.
Sulla base di tutte le testimonianze raccolte finora, quindi, il magistrato ha stabilito che ci sono prove sufficienti per incriminare Sigmund Mifsud, finito in custodia cautelare nella precedente udienza, e che oltre ad aver tentato di insabbiare l’accaduto, sarà ora anche accusato di aver compiuto violenze morali e psicologiche nei confronti della vittima con l’intento di sminuirla, svantaggiarla ed isolarla. Il caso riprenderà in tribunale all’inizio di gennaio 2023.