Sono finite in custodia cautelare altre tre persone accusate di aver innescato una violenta maxi rissa che si è verificata attorno alle 13:00 dello scorso martedì 6 febbraio ad Hamrun.
Dopo Saoud Mahmoud (41 anni) e Naief Mahmoud (37 anni) comparsi in tribunale giovedì e a loro volta oggetto di misure cautelari, è infatti toccato a Ibrahim Flej (33 anni), Ismael Rajih (32 anni) e Kacem Al Flieg (23 anni) comparire davanti al giudice per rispondere di diversi capi d’imputazione. Tutti e tre sono cittadini siriani residenti presso lo stesso domicilio di Qormi.
Secondo le ricostruzioni fornite in aula dall’ispettore di polizia, martedì scorso gli agenti di stanza presso la stazione di polizia di Hamrun si sono precipitati fuori dall’edificio dopo aver udito delle urla e un forte frastuono provenire dall’esterno, dirigendosi nella direzione del luogo in cui si è verificata la rissa che ha coinvolto parecchie persone.
Quattro uomini sono stati subito arrestati e accompagnati in caserma dove, a seguito degli interrogatori, due di loro sono stati rilasciati, mentre gli altri sono stati trasferiti in un centro sanitario per ricevere cure mediche a causa delle ferite riportate nello scontro.
Flej, Rajih e Al Flieg sono invece stati fermati dopo essere stati identificati dalle telecamere a circuito chiuso della zona. Si è scoperto che il trio aveva raggiunto Hamrun a bordo di un furgone parcheggiato non lontano dal luogo in cui si è verificata la rissa, che si pensa possa essere stata innescata da attriti relativi a dei pagamenti per questioni lavorative.
I filmati mostrano uno di loro che a un certo punto estrae un pezzo di legno e si dirige verso la baraonda di gente; lo stesso oggetto che è stato sequestrato dopo l’intervento dei poliziotti accorsi per sedare la rissa.
Accusati di lesioni lievi, di aver provocato e partecipato a una rissa con oltre dieci persone, ingiuria e violazione della quiete pubblica, i tre uomini si sono dichiarati non colpevoli.
L’avvocato difensore ha fatto richiesta per ottenere la libertà su cauzione, sostenendo che si trattava di capi d’accusa sommari che comportavano pene lievi, oltre al fatto che i tre hanno una fedina penale intatta, domicilio e lavoro fisso a Malta.
Ipotesi contrastata dalla tesi dell’accusa, che ha ricordato come debbano ancora essere raccolte le deposizioni delle presunte vittime e di altre persone presenti sulla scena.
Alla luce del quadro emerso in tribunale, il magistrato ha deciso di respingere la richiesta di libertà su cauzione vista la gravità delle accuse e il fatto che dovevano ancora essere ascoltati i testimoni.