È costata cara una birra di due euro venduta dalla proprietaria di un bar a Marsascala, bacchettata con settecento euro di multa per non aver emesso il relativo scontrino.
L’episodio, avvenuto il 7 dicembre 2019, è stato monitorato dagli ispettori del Dipartimento IVA che hanno assistito alla vendita della bevanda senza ricevere in cambio la ricevuta fiscale.
In tribunale, l’accusata Lindsey Jane Nickless ha spiegato che quella sera il bar stava ospitando un evento privato per raccogliere fondi destinati a coprire le spese per il funerale del marito di un’amica scomparso improvvisamente. Tuttavia, sia lei che suo marito hanno ammesso di non aver richiesto permessi per organizzare la raccolta fondi.
Secondo il coniuge dell’imputata, un cartello affisso all’ingresso interno del locale indicava che si trattava di una iniziativa privata, e nessun importo raccolto era soggetto a tassazione poiché l’intero ricavato sarebbe stato devoluto alla vedova per sostenere le spese funebri, come confermato da lei stessa.
Nonostante le nobili intenzioni, il tribunale ha sottolineato che la titolare non ha rispettato le disposizioni legali necessarie per organizzare un evento di raccolta fondi e la difesa non è riuscita a dimostrare che il bar, aperto al pubblico, in realtà quella sera lo fosse per un evento privato.
Quindi, sebbene la Corte abbia riconosciuto il contesto particolare della vicenda e il fatto che la vedova abbia effettivamente ricevuto la donazione, ha dovuto ribadire l’importanza di rispettare le normative fiscali, anche in simili situazioni.
Di fronte, inoltre, ad un’ammissione di colpevolezza, Nickless è stata condannata a pagare una multa di 700 euro.
(immagine di repertorio)
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