Lunedì mattina altri parrocchiani di Marsaxlokk hanno dichiarato in tribunale di aver donato volontariamente del denaro all’ex parroco della cittadina, don Luke Seguna, per il restauro della chiesa ed altri progetti dei quali sarebbero stati aggiornati circa gli effettivi progressi.
Le testimonianze sono emerse nell’ambito del processo a carico del prelato, sollevato dal ruolo nel 2022 a seguito delle accuse di frode, appropriazione indebita e riciclaggio di denaro per una somma vicina ai 500.000 euro, raccolti secondo la procura nell’arco di un decennio grazie alle donazioni dei fedeli.
Tra i testimoni, i media locali citano un certo Nazzareno Bugeja, il quale pare aver raccontato di aver sovvenzionato regolarmente la parrocchia per lavori di restauro della chiesa, rimozione delle infiltrazioni d’umidità, riparazione di lampadari e altre opere di rinnovo. Don Seguna avrebbe poi aggiornato i fedeli ogni domenica circa l’utilizzo delle donazioni ricevute.
Anche tali Maria Barbara e Norbert Zahra avrebbero confermato questa versione, affermando che ogni raccolta fondi per un progetto specifico si traduceva in un intervento concreto, puntualmente eseguito. Sulla linea di quanto dichiarato da altri testimoni nella precedente udienza, Mary Rose Cutajar ha affermato che le venivano presentate delle ricevute per ogni donazione elargita, constatando in prima persona che i soldi venivano impiegati per svolgere effettivamente delle opere a favore della parrocchia. Yvette Zahra ha invece spiegato di aver donato con il solo intento di dimostrare apprezzamento per il lavoro svolto, non per un progetto in particolare.
Come detto, il procedimento a carico di Luke Seguna è stato avviato poco meno di tre anni fa e ruota attorno ai sospetti che il sacerdote abbia utilizzato i fondi della parrocchia in modo improprio. Malgrado la gravità delle accuse, lui ha sempre rigettato ogni contestazione mentre, parallelamente, un folto gruppo di fedeli “nostalgici” ne tesse l’operato affermando, come visto, che «senza di lui la chiesa versa in stato di abbandono».
(photo credits: Facebook)
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