Una vera e propria casa degli orrori: così è stato dipinto in tribunale l’orfanotrofio “Lourdes Home” di Ghajnsielem da due donne chiamate a testimoniare quanto denunciato negli anni scorsi, dichiarando di aver subito sevizie e molestie sessuali nel loro periodo di permanenza nella struttura gestita dalle suore Domenicane.
E proprio queste ultime sarebbero le principali carnefici dei bambini indifesi, con la “collaborazione” di alcuni preti.
A essere ascoltata lunedì in aula è stata Carmen Muscat, ora 51enne. Stando al suo racconto riportato da Times of Malta, da bambina sarebbe stata portata da una certa suor Josephine a fare visita a un prete, in una zona sconosciuta dell’orfanotrofio dove l’uomo di chiesa e la suora l’avrebbero costretta a toccarsi nelle parti intime. In un’altra occasione, ancora un prete avrebbe messo in mostra i propri genitali durante una confessione.
Un racconto agghiacciante, che purtroppo coincide con quanto testimoniato da Rosanne Saliba, la seconda donna presente in aula, che ha ricordato come le ore passate a scuola le servissero per staccarsi dall’inferno che stava vivendo dentro l’orfanotrofio, iniziato quando aveva appena 6 anni. E anche in questo caso, il principale orco è stato identificato in suor Josephine, che avrebbe avuto l’abitudine di farle pulire i bagni alle 5:30 del mattino e picchiare i bambini appena rientrati dalle lezioni, afferrandoli per i capelli e percuotendoli con violenza con qualsiasi scusa.
E guai a parlare con qualcuno su cosa accadeva dentro quelle “sacre mura”. Saliba – sempre secondo quanto riferito dal quotidiano in lingua inglese – ha infatti affermato di essere stata rinchiusa in una stanza per tre giorni, per aver confessato a un’altra persona di essere stata picchiata. Sarebbe inoltre stata vittima di abusi sessuali esattamente come Muscat, con un sacerdote che durante una confessione l’avrebbe costretta a toccargli i genitali.
Agli abusi e vessazioni fisiche si aggiungono anche quelle psicologiche: Spiteri avrebbe infatti scoperto della morte della propria madre biologica con due anni di ritardo, e soltanto grazie a una suora che non capiva perché il genitore non si fosse più fatto sentire con la figlia, ricevendo così la notizia dalla Madre Superiora.
A questi terribili episodi se ne aggiungono molti altri, che tristemente componevano la quotidianità delle piccole vittime: botte, insulti e minacce sarebbero stati all’ordine del giorno, con la compiacenza e la complicità dei preti che si recavano all’orfanotrofio per celebrare il sacramento della penitenza.
Quella di Muscat e Saliba è una battaglia per far conoscere la verità che dura da decenni. E con loro altre persone che avrebbero subito le stesse violenze si stanno muovendo per denunciare quanto accaduto nell’orfanotrofio.
Nel 1999, la Chiesa istituì una prima commissione per far luce sui fatti, ma le accuse risultarono prive di fondamento. Le cose cambiarono nel 2006, quando un ex ospite della struttura partecipò a una trasmissione televisiva, fornendo dettagli agghiaccianti: da piccolo, l’avrebbero costretto a nutrirsi fino a star male, obbligandolo anche a rimangiarsi il proprio vomito. Ancora, un secondo uomo affermò di essere stato ustionato da una suora con un ferro rovente.
Una seconda commissione evidenziò poi quelli che sono stati definiti “comportamenti inammissibili nei confronti di minori”. Il vescovo di Gozo di quel periodo si prodigò in profonde scuse rivolte alle vittime degli abusi, ordinando a chi gestisce l’orfanotrofio di attuare tutte le raccomandazioni fornite dalla commissione.
Infine, nel 2011 la polizia aprì ufficialmente un’indagine sull’orfanotrofio, che vedeva coinvolte suor Josephine (ora deceduta) e suor Dorothy Mizzi, in relazione a una denuncia presentata da un giovane, per abusi subiti cinque anni prima. L’inchiesta tuttavia si arenò, e non vennero presi provvedimenti.
L’udienza di lunedì rientra nel contesto di una causa intentata da Muscat e Saliba, con richiesta di risarcimento al governo maltese per quanto subito. La prossima seduta è in programma per il mese di marzo. Un percorso lungo e difficile, reso ancora più impegnativo dalla presunta distruzione, rivelata nel 2020, dei fascicoli relativi a quanto appurato dalla commissione.