Mohamed Ali Ahmed Elmushraty, meglio noto come “Lilu King”, sarebbe ricercato in Libia con accuse pesantissime: traffico di droga e omicidio. È quanto emerso nel corso dell’udienza di lunedì, nel caso che vede l’imprenditore-pugile accusato dalle autorità maltesi di riciclaggio di denaro, evasione fiscale, traffico di droga e di avere legami con la criminalità organizzata, oltre a violazione delle condizioni di libertà provvisoria e guida senza patente.
Secondo i resoconti dei giornali locali, tra i testimoni ascoltati c’è stato un ispettore di polizia proveniente dalla sezione Interpol dell’Unità Relazioni Internazionali del corpo. Stando a quanto affermato, lo scorso 7 maggio l’Interpol di Tripoli avrebbe trasmesso ulteriori informazioni su Elmushraty, il cui numero di passaporto, la data di nascita e altri dati, nonché le fotografie, combaciavano con quelli dell’imputato.
Le autorità operanti in Libia avrebbero quindi comunicato alla polizia di Malta i gravi capi d’accusa che pendono sull’imputato. Secondo il procuratore generale di Tripoli, Elmushraty sarebbe molto vicino a gruppi criminali libici notevolmente pericolosi.
Durante la seduta è stato poi ascoltato il rappresentante di un concessionario che avrebbe venduto un’auto di lusso a “Lilu King”, chiamato a testimoniare su insistenza della difesa.
Ebbene, l’uomo non avrebbe mai avuto a che fare con il sospettato, dichiarando di non averlo neanche mai visto e di aver sentito il suo nome per la prima volta sui giornali.
L’auto in questione sarebbe infatti intestata a un socio di “Lilu King”, con i pagamenti che sembrano essere stati effettuati in contanti da un terzo uomo, come ha spiegato il testimone, facendo inoltre riferimento al saldo ancora in sospeso per l’acquisto della vettura, per la quale non sarebbe stato stipulato alcun contratto. Per i pagamenti da riscuotere avrebbero fatto fede le cambiali emesse al momento della vendita.
L’udienza è stata anche teatro di feroci scontri tra le parti in causa, con la difesa a puntare il dito contro l’accusa a causa della lentezza con la quale sono stati portati in aula i testimoni. Supposizioni stroncate dalla corte, che pare aver affermato come il processo si stia svolgendo rispettando il numero di testimoni da ascoltare stabilito per ogni seduta.
Contestualmente, le autorità locali sarebbero costantemente in contatto con la Libia per vagliare l’ipotesi dell’estradizione. L’imputato era arrivato a Malta nel 2015 beneficiando dello status di rifugiato che gli è poi stato revocato lo scorso mese in relazione a quanto emerso dalle indagini.