Ledjon Brakaj sarà estradato in Grecia. Almeno questo è quanto ha stabilito il tribunale in merito alle sorti del 36enne albanese fermato poco meno di un mese fa a Marsascala, in virtù di un mandato di arresto europeo emanato lo scorso marzo dalle autorità greche in merito ai reati di omicidio volontario, furto aggravato e incendio doloso.
L’uomo è infatti sospettato di essersi macchiato di un atroce delitto: nel 2015 avrebbe infatti ucciso Irini Marmarino e suo nipote Lambros Protonotarios, torturandoli e dando loro fuoco, probabilmente quando ancora erano in vita. La donna gestiva un negozio di souvenir sull’isola greca di Egina, e poco tempo prima di essere uccisa aveva ritirato dai suoi conti tutti i suoi risparmi, circa 780.000 euro.
I corpi martoriati e bruciati delle due vittime erano stati trovati all’interno dell’abitazione di Marmarino, messa completamente sottosopra. Dei soldi della donna, ovviamente, nessuna traccia.
In tribunale, gli avvocati di Brakaj avevano insistito sull’ipotesi di uno scambio di persona: sul mandato d’arresto sarebbe infatti comparso un nome diverso da quello dell’uomo finito in manette. Altri problemi, quindi, sempre secondo la difesa, sarebbero sorti anche per quanto riguarda le impronte digitali che non combacerebbero con quelle in mano alle autorità greche sotto il nome di un certo Hoxha Ashar. Fatti smentiti da un esperto forense incaricato dal tribunale, che dopo aver effettuato delle analisi, ha confermato l’effettiva corrispondenza con quelle di Brakaj.
Il giudice ha respinto le obiezioni, non trovando effettivi impedimenti utili a rivedere per legge il processo di estradizione, anche a fronte dei gravi capi di accusa a carico dell’imputato.
Nella decisione pronunciata venerdì mattina, il tribunale ha quindi ordinato la custodia cautelare dell’imputato in attesa dell’estradizione in Grecia, che non potrà avere luogo prima che siano trascorsi sette giorni dall’ordinanza. Una tempistica che permetterà alla difesa di presentare ricorso.