Un sospetto investimento in criptovalute si è rivelato un’operazione di riciclaggio di denaro: è così che due donne serbe residenti a Birzebbugia, Bojana Duric, 57 anni, e Biljana Tutic, 49 anni, sono state condannate a 18 mesi di carcere, con pena sospesa per quattro anni, dopo essersi dichiarate colpevoli di aver riciclato rispettivamente 9.848 euro e 3.674 euro.
Secondo quanto emerso in aula, Duric aprì un conto in una banca locale, depositando un modesto importo iniziale di 10 euro. Solo pochi giorni dopo, il 20 agosto 2024, ricevette due transazioni da 250 euro ciascuno da due individui con conti distinti presso istituti finanziari registrati nella Repubblica Ceca.
Il giorno seguente, si vide accreditare altri 9.348 euro, sempre divisi in due transazioni e, immediatamente, trasferì la somma di 9.562 euro ad un conto spagnolo associato a una piattaforma di scambio di criptovalute registrata nella Repubblica Ceca, mentre il residuo di 296 euro fu trasferito su un altro conto.
Il 26 agosto, l’istituto finanziario maltese segnalò le operazioni alle autorità contrassegnandole come “sospette” e, quando interrogata, Duric diede spiegazioni vaghe circa i movimenti finanziari, sostenendo che i fondi derivavano dalla vendita di una proprietà nella Repubblica Ceca e da un rimborso ricevuto da un amico tedesco. Il trasferimento verso la piattaforma di criptovalute disse invece che sarebbe stato effettuato su consiglio di un’amica che lì vi lavorava.
Anche l’iter di Biljana Tutic ha seguito uno schema simile: il 22 luglio dello scorso anno aprì un conto presso la stessa banca della Duric. Nel giro di un mese ricevette due bonifici, rispettivamente di 250 e 750 euro, provenienti da banche in Repubblica Ceca e Germania. La donna trasferì immediatamente i fondi su un proprio conto, dal quale poi bonificò 960 euro a un terzo soggetto. Il 23 agosto era previsto un ulteriore trasferimento di 2.674 euro, che però fu bloccato per irregolarità nei movimenti del conto. Anche lei affermò che il denaro ricevuto fosse un rimborso da parte di un’amica.
Le similitudini tra i due casi – dai tempi delle operazioni, alla banca utilizzata, fino alle dichiarazioni fornite – hanno portato la polizia ad approfondire le indagini sulle donne che lavoravano presso la stessa azienda e, inoltre, ammisero di essere state avvicinate da un soggetto conosciuto solo come “Noah”, che avrebbe promesso loro guadagni facili attraverso transazioni in criptovalute che avrebbero acquistato con i fondi ricevuti e poi trasferito trattenendo il resto come commissione.
L’individuo, secondo le dichiarazioni di Tutic e Duric, comunicava solo tramite messaggistica istantanea e si è scoperto che cancellò ogni traccia delle conversazioni una volta saputo dell’intervento delle forze dell’ordine.
Le indagini condotte dalla polizia maltese, in collaborazione con le autorità tedesche, hanno confermato che almeno una delle somme trasferite, pari a 4.674 euro, proveniva da una truffa perpetrata ai danni di una terza parte. La corte ha sottolineato che, nonostante le donne sembrassero inconsapevoli delle origini esatte del denaro, avrebbero dovuto riconoscere l’evidente natura sospetta delle transazioni. Soprattutto considerando che non conoscevano affatto il misterioso “Noah” e sapevano che le descrizioni da loro fornite alle banche non corrispondevano alla realtà.
Alla luce di quanto emerso, il magistrato ha dichiarato entrambe colpevoli di riciclaggio di denaro, infliggendo loro una pena detentiva di 18 mesi con sospensione condizionale di quattro anni. Inoltre, ha ordinato la confisca delle somme “sospette”: 9.848 euro a Duric e 3.674 euro a Tutic.
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