È stata assolta Ligita Imbrasiene (*impossibile essere certi delle generalità dell’imputata al momento della stesura di questo articolo visto che per la stessa notizia altri media locali riportano quelle di Maleskiene Viciene), 49 anni, cittadina lituana al volante dell’auto coinvolta nel tragico incidente che il 1° febbraio 2020, sul ponte di Mistra, costò la vita a Mark Camilleri, centauro 46enne di Mellieha.
Secondo quanto riportato dal Malta Independent la sentenza, pronunciata dal magistrato Nadine Lia, ha evidenziato la mancanza di prove utili al caso, sottolineando l’assenza di alcuni testimoni che erano stati proposti dall’accusa, tra cui un architetto incaricato di preparare una pianta del luogo dell’incidente e documenti che dimostrassero l’effettiva invasione della riga di mezzeria da parte della Imbrasiene, tesi sulla quale puntava la controparte.
Il tribunale ha ascoltato la testimonianza di un passeggero a bordo dell’auto dell’imputata, il quale ha dichiarato che la donna si era correttamente fermata allo stop prima di svoltare a destra, controllando attentamente il passaggio degli altri veicoli prima di procedere. Tuttavia, la moto della vittima si era avvicinata ad una velocità folle (195 chilometri orari), tanto da rendere inevitabile la collisione con l’auto.
Una versione che sembra coincidere con quella fornita da un altro testimone presente sulla scena, che ha dichiarato di essere stato sorpassato dal centauro poco prima dello schianto ad una velocità elevata.
Pertanto, secondo le prove presentate in aula, il magistrato ha concluso che la vittima stava guidando il mezzo in modo pericoloso ed imprudente, così come il sorpasso dell’autobus effettuato incautamente e ad alta velocità poco prima del tragico schianto. Inoltre, ad amplificare il pericolo, Camilleri pare stesse guidando con il busto sollevato dalla moto, mezzo che controllava con una sola mano; una pratica ben poco sicura e che soprattutto non gli ha permesso di frenare in maniera corretta.
Per tutte queste ragioni, secondo la Corte, la donna al volante dell’auto coinvolta nell’incidente non poteva prevedere l’azione rischiosa del motociclista; la tragica fatalità è stata quindi causata principalmente dalle azioni imprudenti della vittima.
Imbrasiene è stata quindi ritenuta non colpevole di aver causato la morte di Camilleri guidando in maniera imprudente e di aver attraversato la striscia bianca continua al centro della carreggiata.