Secondo i documenti presentati in tribunale, Enemalta ha stimato che i danni subiti a seguito dell’incidente dello scorso marzo al largo delle coste maltesi della nave Chem P sono stimabili in 48,7 milioni di euro.
Sarebbe questo infatti il costo della riparazione dell’interconnettore, affinché possa tornare a fornire una fonte di energia alternativa all’arcipelago maltese, danneggiato dopo che la nave cisterna per prodotti chimici si è trovata costretta a trascinare l’ancora al largo di Baħar iċ-Ċagħaq durante una manovra d’emergenza per far fronte alla tempesta che li aveva colti alla sprovvista.
Il cavo, ancora funzionante, necessita di diversi lavori d’intervento e, tra le altre cose, le tempistiche stringono con l’urgenza di intraprendere le riparazioni entro la fine dell’anno, quando la domanda per il consumo di elettricità sarà inferiore.
Secondo quanto riportato da Times of Malta, la petroliera sarebbe ancora in stato di fermo amministrativo a causa del contenzioso legale tra Enemalta e la società che ne detiene la proprietà. Quest’ultima dovrebbe infatti sborsare 30 milioni di euro, costo stimato inizialmente dal fornitore di energia elettrica del Paese per coprire i danni subiti, incluse le spese legali.
Quando è successo l’incidente lo scorso 19 marzo la nave, salpata dal porto spagnolo di Algeciras, si trovava in rotta verso Marsaxlokk mentre è stata sorpresa dal maltempo al largo delle coste a nord dell’isola, costringendo l’equipaggio ad una manovra d’emergenza che consiste nel gettare l’ancora in mare, in attesa che si concretizzasse l’intervento dei rimorchiatori di Tug Malta.
Proprio durante il salvataggio, la catena dell’ancora si sarebbe bloccata nel cavo di interconnessione che si dilunga tra Malta e la Sicilia.
Da circa quattro mesi la nave è quindi al centro di una disputa che vede Enemalta richiedere il risarcimento per i danni rimediati al cavo d’interconnessione, con i legali della società che hanno stimato una cifra complessiva di 48,7 milioni di euro di danni.
La difesa di RV International DMCC, i proprietari della nave, si è affidata alla possibilità di richiedere il diritto ad una limitazione di responsabilità ai sensi della Convenzione per reclami marittimi (LLMC) del 1976, una normativa che consente alle navi di ridimensionare eventuali giudizi in caso di sinistro, sulla base di una formula fondata su elementi come la stazza dell’imbarcazione o le condizioni atmosferiche al momento dell’incidente, offrendo 17,3 milioni di euro come quota massima sostenibile.
Tuttavia gli avvocati di Enemalta hanno affermato che, sebbene i proprietari della nave conservassero l’opportunità di invocare i diritti riportati nella suddetta Convenzione, il tribunale avrebbe dovuto comunque tenere conto delle spese processuali e d’intervento affrontate fino ad ora.
Inoltre, è il caso di dire che “piove sul bagnato” per i proprietari della petroliera, i cui assicuratori hanno scelto di rifiutare di costituire una garanzia per il reclamo di Enemalta, lasciando la nave ed i suoi proprietari senza una copertura di protezione e indennizzo.
Il giudice avrebbe infine accolto la richiesta avanzata da RV International DMCC, alla cui cifra andranno aggiunti 1,2 milioni di spese processuali, per un importo totale di 18,5 milioni di euro.