Venerdì mattina è andata in scena la sesta seduta dell’inchiesta pubblica istituita per far luce sulle responsabilità in merito al crollo dell’edificio del cantiere edile di Kordin che, tra le proprie macerie, ha visto consumarsi la vita del giovane Jean Paul Sofia.
Durante le scorse udienze sono emerse numerose carenze del sito in costruzione, dai piani strutturali errati alla supervisione dei lavori che avveniva tramite WhatsApp, fino alla scorsa seduta di questa triste vicenda dove a scuotere l’aula ci sono state le rivelazioni shock di Jason Azzopardi che sembrano aver smascherato la mossa del governo di non far passare le nuove leggi sulle licenze edilizie per «non causare problemi con gli appaltatori prima delle elezioni».
Questa volta sono stati invece ascoltati i massimi dirigenti di tre enti pubblici implicati nella cessione e nel controllo del terreno, ovvero Lands Authority, INDIS Malta e Planning Authority.
Il primo a prender parola è stato proprio il presidente della Lands Authority, John Vassallo, che ha specificato come l’ente abbia perso quasi totalmente il controllo del cantiere di Kordin da quando è stato finalizzato il trasferimento all’ex Malta Industrial Parks Ltd, ora INDIS, spiegando come sia «umanamente impossibile» tenere traccia di tutti i terreni di demanio governativo per mancanza di manodopera e fondi.
Dello stesso avviso sembra essere Jean Pierre Attard, presidente esecutivo di INDIS Malta dal 2020, che davanti alla corte ha sostenuto come l’analisi dei documenti sul trasferimento non abbiano fatto emergere alcuna irregolarità, confermando inoltre come l’ente non abbia predisposto controlli per garantire il rispetto della lettera di intenti della Malta Enterprise – «non andiamo in giro a fare ispezioni, è responsabilità di altri», avrebbe detto Attard secondo quanto riportato da MaltaToday.
Una risposta maldigerita dal presidente di commissione Joseph Zammit McKeon che, ricordando come «una persona abbia perso la vita» tra le macerie, ha chiesto come mai INDIS non abbia avvisato proprio la Malta Enterprise della difficoltà di controllare le condizioni in cui verteva il cantiere, con il numero uno di Industrial Innovative Solutions che ha spiegato come l’azienda voglia superare i limiti finanziari e di manodopera sfruttando le recenti tecnologie, provando a far di tutto affinché tragedie come quella di Kordin non riaccadano più.
Dopo l’accesa testimonianza di Attard a salire sul banco dei testimoni è stato l’amministratore delegato della Planning Authority, Oliver Magro, che confermando gli oneri della PA di monitorare i siti per i quali ha rilasciato un permesso, ha spiegato come agli appaltatori del cantiere fossero stati concessi due ordini di notifica di sviluppo (DNO), un processo di autorizzazione che comporta tempistiche più celeri rispetto all’ottenimento di una concessione di sviluppo completa.
Nella fattispecie, il primo permesso approvato all’azienda di Schembri nel maggio 2020 prevedeva solamente lo scavo del terreno, l’edificazione dei piani previsti e un seminterrato di quella che sarebbe dovuta diventare una fabbrica di mobili ma, dopo essere scaduto un anno più tardi a causa della mancata conclusione dei lavori che avrebbe di fatto rappresentato un mancato rispetto degli accordi, sarebbe stato presentato e accettato nel giugno 2020 un secondo DNO per la costruzione di altri due piani.
Specificando come non sia compito dell’Autorità di Pianificazione verificare la sicurezza del cantiere e che, anzi, non sia neanche mai stata informata di eventuali problematiche del sito, Magro ha in seguito indicato l’architetto e gli sviluppatori del progetto come i garanti principali del rispetto delle condizioni riportate dalla lettera d’intenti.
La seduta si è conclusa com’è iniziata, ovvero pervasa da un forte senso d’incertezza riguardo i responsabili che avrebbero potuto prevenire questa tragedia.