La tragedia di Kordin che ha spezzato la vita al giovane Jean Paul Sofia ha dato uno scossone all’industria edilizia a Malta, sollevando interrogativi sulle norme di sicurezza e la regolamentazione del settore. In particolare, durante le prime udienze dell’inchiesta pubblica sono emersi dettagli preoccupanti sulle ispezioni nei luoghi di lavoro e il ruolo delle associazioni di sviluppatori e degli organismi governativi preposti al controllo.
Durante l’ultima udienza andata in scena nella giornata di lunedì, il presidente della Malta Developers Association, Michael Stivala, ha confermato come i costruttori e gli appaltatori coinvolti nel crollo del cantiere che costò la vita al giovane maltese non erano iscritti nel registro della MDA che da anni include gran parte dei professionisti dell’edilizia dell’arcipelago.
Tale libretto, redatto per tenere traccia degli operatori del settore, è stato portato all’attenzione della corte proprio da Stivala, che ha aggiunto come dalla sua lettura emerga chiaramente che circa il 65% degli appaltatori iscritti non risulti in possesso di assicurazione o di partita IVA.
Secondo il numero uno di MDA, l’importanza di sottoscrivere una polizza per i costruttori è stata tra i motivi di frizione con il ministro della pianificazione Stefan Zrinzo Azzopardi, avvertendo inoltre riguardo la necessità che il governo ponga maggiore attenzione sui requisiti assicurativi, tralasciati dalle nuove regolamentazioni per le licenze.
Sempre Stivala, nel corso del suo intervento, ha spiegato che sebbene frequentemente la Malta Developers Association assista a conflitti di interesse tra costruttori e appaltatori, il ruolo dell’associazione non assolva al compito di mediatore tra le parti, limitandosi a fornire supporto e rappresentanza per gli operatori del settore definito «autoregolamentato» dal presidente di commissione Joseph Zammit McKeon.
In merito alla tragedia di Kordin, il presidente dell’MDA ha sottolineato come, all’interno di un progetto, il compito di un costruttore sia quello di nominare le figure competenti necessarie per portare avanti i lavori, mentre la responsabilità delle eventuali complicazioni lungo il percorso ricada principalmente sugli appaltatori ed i professionisti coinvolti.
Riguardo le nuove normative relative alle licenze per gli appaltatori, Stivala ha confermato come questa novità sia stata accolta con entusiasmo dall’associazione che «ha richiesto l’introduzione di queste leggi da più di otto anni e più di chiunque altro», come riportato da Malta Today.
Ulteriore preoccupazione sulla qualità dei controlli è emersa successivamente quando al banco dei testimoni è salito Robert Vella, CEO di Jobsplus, l’ente responsabile delle ispezioni dei luoghi di lavoro a Malta.
Infatti, su precisa domanda della commissione, Vella ha spiegato come Jobsplus disponga di meno di 12 funzionari per controllare tutti i settori, compreso quello edilizio, e che sebbene rimangano troppo pochi per offrire una copertura esaustiva dei cantieri «due/tre anni fa erano soltanto tre», sempre come riportato dal quotidiano in lingua inglese.
Numeri decisamente discordanti se presi a confronto col quantitativo di dipendenti del settore edile in costante aumento (16.099 nel 2019, oggi 17.760), con l’inchiesta che ha inoltre rivelato che solo una parte di questi ispettori risulti abilitato ad effettuare ispezioni dirette sui luoghi di lavoro e che non solo si trovano ad essere responsabili dell’ispezione delle migliaia di cantieri edili presenti a Malta e Gozo, ma anche di tutti gli altri luoghi di lavoro del Paese.
L’industria edilizia svolge un ruolo cruciale nello sviluppo di Malta e richiede un impegno comune da parte di associazioni, professionisti del settore, ministeri e del governo nel garantire il rispetto degli standard di sicurezza ed una regolamentazione adeguata per proteggere la vita e il benessere dei lavoratori del settore e dei cittadini.