Sono stati scagionati anche in appello Charles Mercieca e Gianluca Caruana Curran, i due avvocati difensori di Yorgen Fenech sospettati di aver tentato di corrompere un giornalista maltese.
I fatti risalirebbero al 2020, quando i due legali avrebbero incontrato l’allora cronista del Times of Malta, Ivan Martin, offrendogli dei soldi a conclusione dell’appuntamento che ebbe luogo nell’ufficio dei due a Valletta. Oltre a rifiutare il compenso (si parla di una cifra compresa tra mille e duemila euro), Martin di tutta risposta ventiquattro ore dopo rese noto il fatto attraverso le pagine del quotidiano locale, innescando le indagini della polizia sulla vicenda ed all’accusa di “corruzione attiva” per Mercieca e Caruana Curran.
In realtà, quella odierna è una conferma di assoluzione, già avvenuta l’anno scorso a causa di un clamoroso errore legale: l’accusa era infatti caduta dopo che sulla nota di rinvio era stato indicato l’articolo di legge sbagliato, portando il magistrato ad avere come unica opzione quella di assolvere i due legali.
Nonostante ciò, i due imputati hanno sempre contestato le accuse, dichiarando di non aver avuto alcuna intenzione di corrompere Martin, ma che l’offerta di denaro derivava da una “scarsa esperienza” nel rapporto con i giornalisti.
All’epoca la prima assoluzione aveva trovato l’opposizione del procuratore generale, che aveva presentato ricorso. Inutilmente, visto l’epilogo che ha definitivamente scagionato Mercieca e Caruana Curran.
In un tweet di risposta a quanto pronunciato oggi dalla Corte d’Appello, Matthew Caruana Galizia, uno dei figli della giornalista assassinata, ha voluto sottolineare che «La sentenza conferma che gli avvocati di Yorgen Fenech hanno tentato di corrompere un giornalista per offrire una copertura mediatica a favore del presunto assassino, ma che non sono stati condannati perché il procuratore generale ha formulato accuse sbagliate».