«Avevo bisogno di attenzioni, ecco perché l’ho fatto».
Si è giustificato così un adolescente che aveva raccontato di essere stato violentato sessualmente da un medico. Il professionista, che si era sempre proclamato innocente, era stato prima denunciato e poi arrestato.
Le indagini hanno però accertato che il ragazzo ha riferito agli inquirenti una colossale bugia perché gli abusi non erano mai avvenuti: si trattava, infatti, di rapporti consensuali.
Il giovane aveva rivelato la storia delle violenze agli assistenti sociali della struttura in cui alloggiava, innescando una indagine che aveva portato all’incriminazione del medico.
Ma analizzando i filmati delle telecamere a circuito chiuso installate nell’abitazione del professionista, gli investigatori hanno scoperto che la realtà era un’altra. Nonostante l’evidenza dei fatti, il ragazzino ha insistito più volte con la sua versione, ma poi ha deciso di confessare: ciò che aveva detto non rispondeva al vero, e il suo era stato un modo per ottenere delle attenzioni.
Alla fine il tribunale, presieduto dal magistrato Josette Demicoli, ha punito il giovane con tre anni di libertà vigilata e un’interdizione generale per un quinquennio. Una sentenza non proprio leggera dovuta in parte al fatto che la sua denuncia avrebbe potuto provocare una ingiusta condanna, per un’accusa gravissima, a un uomo innocente. Attraverso l’avvocato difensore Christopher Chircop, l’imputato ha chiesto scusa «al medico e alla società in generale».
La condanna viene descritta come pesante per una denuncia che avrebbe potuto provocare una ingiusta condanna, per un’accusa gravissima, a un uomo innocente. Innocente un medico adulto che ha rapporti sessuali con un adolescente che vive una situazione di fragilità esistenziale?
Ma quel medico proprio per ciò che ha fatto, approfittando dell’ esercizio della sua professione, su un paziente debole e condizionabile, per me oltre al carcere meriterebbe la radiazione dall’ordine.