Pare essersi allontanato da Malta temendo per la propria incolumità l’uomo a cui è stata frantumata la mascella con il calcio di una pistola, la stessa che poco prima gli era stata puntata alla testa nel corso di una lite per 600 euro che aveva avuto luogo lo scorso 28 settembre a Marsaxlokk.
La vicenda era stata denunciata dallo stesso “fuggitivo” che si era presentato alla stazione di polizia di Zebbug ricoperto di sangue, indicando in Ian Zammit, trentaquattrenne di Zejtun soprannominato “is-Sugar”, l’artefice della violenza. La vittima era stata poi ricoverata in ospedale, incapace di parlare per tre giorni a causa della frattura alla mascella.
Zammit, volto già noto alle forze dell’ordine, era così finito in manette, accusato di aver procurato gravi lesioni personali, detenzione ed utilizzo di un’arma da fuoco, possesso di cocaina, recidiva e violazione della condizionale ottenuta in due precedenti sentenze. In quei giorni, infatti, non si era nemmeno presentato a firmare i libretti di cauzione.
Venerdì in tribunale è stata ascoltata la testimonianza dell’ispettore di polizia a capo del caso che, fornendo dettagli sull’accaduto, ha dichiarato che la vittima (il cui nome non può essere diffuso per ordine del tribunale) aveva abbandonato l’arcipelago perché “terrorizzata” dal suo aggressore, un individuo che conosce «molte persone» e che «avrebbe mandato qualcuno a ucciderlo».
L’ispettore ha raccontato quanto sia stato arduo individuare ed arrestare Zammit, poiché si spostava continuamente tra camere d’albergo ed appartamenti in cui vi soggiornava solo per pochi giorni, rendendosi difficile da rintracciare.
Le manette sono poi scattate a Zejtun dove, nel corso di una perquisizione, la polizia ha trovato tanto di quel denaro racchiuso in un borsone «da non riuscire nemmeno a contarlo» – riportano i media maltesi – oltre ad un iPhone, un Apple Watch, diversi proiettili calibro .22, numerosi telefoni usa e getta e carte di credito.
Al setaccio anche la residenza dell’imputato, dove la polizia ha trovato una borsa colma di monete, altro denaro contante e vari telefoni cellulari. All’interno di una scatola con un santino, diverse schede SIM ed un elenco di nomi con riportati a fianco i relativi numeri di telefono e degli importi indicato in cifra.
Sequestrato anche del crack, una pipa per fumarlo, 29 mazzi di chiavi e un telecomando per aprire la porta di un garage.
Secondo la versione della vicenda fornita da Zammit ai poliziotti, la lite con la vittima sarebbe ruotata attorno ai 600 euro scomparsi dalla sua borsa; l’uomo mostrò poi agli agenti delle foto sul suo telefonino che, una volta restituitogli, ha scaraventato a terra, sbeffeggiando le forze dell’ordine e dichiarando che «ora non sarebbe più stato possibile entrare in possesso delle prove».
Riguardo la vittima, l’ispettore ha affermato di averla chiamata più di 40 volte prima di riuscire a parlarci. L’uomo ha riferito di essere “terrorizzato” dall’accusato e per questo era fuggito dal Paese. La sua deposizione in videoconferenza è stata perciò sospesa, con il caso che tornerà nelle aule di tribunale entro la fine del mese.