Si è proseguito ieri con la seconda (ed infinita) giornata dedicata al processo per la frode legata alla privatizzazione di tre ospedali pubblici che, dopo Muscat, Schembri, Mizzi e un’altra ventina di imputati, ha visto i fari puntati sull’ex ministro della Salute Chris Fearne, sul governatore della Banca Centrale Edward Scicluna, tre segretari permanenti e nove funzionari.
Mentre Fearne e Scicluna sono stati chiamati a difendersi dall’accusa di appropriazione indebita, gli altri 12 imputati sono stati accusati di diversi reati, dal riciclaggio di denaro alla partecipazione attiva ad un’organizzazione finalizzata ad attività criminali, fino al falso documentale per fini fiscali. Tra i “nomi illustri”, anche il Ronald Mizzi e gli ex segretari generali Alfred Camilleri e Joseph Rapa, accusati di aver commesso crimini che avrebbero dovuto prevenire dall’alto del proprio ruolo.
Anche questa udienza si è rivelata dello stesso spirito della prima, carica di tensioni e problematiche procedurali, tanto che non c’è stato tempo di ascoltare le testimonianze più attese, quella di Fearne e Scicluna, che si sono limitati a qualche breve chiosa all’arrivo al Palazzo di Giustizia tra gli applausi dei sostenitori. «Difenderò la mia integrità» ha dichiarato l’ex ministro della Salute all’ingresso del tribunale, «Non mi dimetterò neanche se fosse il governo, l’opposizione o un’Ong a chiedermelo», la promessa invece di Scicluna.
Si è partiti dal mattino con le scuse e la richiesta di una riformulazione degli atti d’accusa da parte del procuratore generale a seguito del ritiro delle accuse rivolte a una delle società imputate, DF Corporate Advisory Ltd, in quanto dalle indagini non è emerso alcun collegamento tra la società e l’accordo di privatizzazione degli ospedali. Gli avvocati difensori hanno dato il via a un braccio di ferro richiedendo un rinvio costituzionale, rifiutato dalla corte, seguito da una pausa durata fino alla ripresa del processo, alle 17:00 circa.
Dopo sei ore di litigi in aula è arrivato finalmente il momento della formalizzazione dei capi d’accusa e, come accaduto martedì, dei provvedimenti di sequestro conservativo che hanno scatenato il malcontento delle difese che hanno invano intentato un controinterrogatorio: «Se il PM teme di testimoniare sulle accuse su cui ha prestato giuramento ci saranno delle conseguenze».
Insieme a queste prime criticità, anche la conferma che l’accusa era sprovvista di qualsiasi rapporto della polizia a sostegno della propria tesi, facendo affidamento unicamente all’inchiesta magistrale. Una situazione che ha scatenato nuovamente la reazione e le lamentele dei legali della difesa, prima di uno stallo durato fino alle ore 20:00, quando si è arrivati alla pronuncia della dichiarazione di non colpevolezza da parte di tutti gli imputati.
Proprio questo momento ha portato all’ennesimo problema procedurale, in quanto l’ultimo soggetto della lista era DF Advocates che, però, ha visto i propri rappresentati non ricevere alcuna notifica del processo, dando vita all’ennesimo vizio procedurale di questa travagliata giornata in tribunale.
Mancanze letali per i procuratori e che sanno quasi di beffa del destino considerando che, per quanto detto, dopo undici tesissime ore il processo è stato rinviato al prossimo 11 giugno alle ore 11. «Se aveste avvertito la corte della mancata notifica alle 11 di stamattina tutti sarebbero ormai a casa da ore» la chiusa del magistrato che non ha celato riserve all’indirizzo dell’accusa.