Molestie e violenza sessuale: con queste accuse è comparso in tribunale martedì un ex poliziotto 33enne che avrebbe rivolto le proprie “attenzioni” a due colleghe.
I fatti si sarebbero svolti tra ottobre 2017 e il 2018, con l’uomo che avrebbe palpeggiato fino a violentare più volte una poliziotta all’interno dello spazio adibito a cucina nella stazione di Msida. L’imputato avrebbe inoltre molestato un secondo agente donna qualche mese prima, all’interno di un’auto di pattuglia. All’epoca dei fatti, una delle presunte vittime era stata da poco assunta e aveva appena 19 anni. A fronte delle denunce presentate dai due agenti, il 33enne era stato immediatamente licenziato dalla polizia.
Il primo testimone a comparire in aula è stato un ispettore di polizia, al quale la presunta vittima avrebbe raccontato quanto subito dal collega. Poco tempo dopo si sarebbe fatta avanti anche la seconda poliziotta.
La donna si sarebbe confidata con un sergente già il giorno dopo aver subito “attenzioni particolari” da parte dell’imputato, chiedendo però di non dire niente a nessuno. Secondo i media locali, gli atteggiamenti dell’uomo sarebbero stati brutali: in un’occasione avrebbe trascinato la collega in una stanza, togliendole pantaloni e biancheria intima per violentarla, finendo per eiaculare sul pavimento. Altre violenze e molestie si sarebbero susseguite nel corso dei mesi, facendo sprofondare la donna in un vortice di paura e sottomissione.
Nel primo interrogatorio, l’ex agente aveva dichiarato che i rapporti sessuali erano consensuali, salvo poi cambiare versione, ammettendo di aver fatto due volte sesso con la donna contro la sua volontà. Non solo: quanto accaduto avrebbe spinto la poliziotta a lasciare il Corpo.
L’agente si sarebbe infatti dimessa l’anno scorso, a causa del forte stress e dell’ambiente ostile venutosi a creare nei suoi confronti, affermando di non ricevuto alcun sostegno.
Al contrario, la prima volta che ha provato a parlare delle molestie subite, un suo superiore, amico dell’imputato, le avrebbe riso in faccia. Ad affermarlo è stata lei, intervenuta al processo in videoconferenza.
Questa presunta omertà l’avrebbe inizialmente fatta desistere dal denunciare l’accaduto. A convincerla ad andare avanti sarebbero state le molestie alle quali l’imputato stava sottoponendo la seconda presunta vittima, di stanza a Sliema.
La donna ha inoltre affermato di essere stata seguita da Victim Support Malta, che le avrebbe messo a disposizione la consulenza di uno psicologo. Quanto accaduto le avrebbe infatti causato uno stress post-traumatico, disfunzioni alimentari e attacchi di panico, oltre alla paura di essere seguita dall’imputato.
Durante il controinterrogatorio la difesa ha invece tentato di fare leva su alcuni aspetti poco chiari della versione dell’accusa. Tra questi, il perché la donna non avesse documentato i segni delle violenze e come sia stato possibile che l’imputato sia riuscito a toglierle sia la cintura che la sottocintura contro la sua volontà. Accessori che la donna avrebbe affermato di non portare in quel periodo a causa di un cesareo subito circa un anno e mezzo prima, che ancora le causava dolore.
Nella giornata di mercoledì in tribunale sono stati ascoltati altri testimoni. Tra questi, l’agente che sarebbe stato presente all’interno della stazione durante uno dei presunti stupri. Il poliziotto avrebbe però affermato di non aver sentito nulla di strano, e di non aver notato neanche nessun comportamento anomalo da parte della presunta vittima, tantomeno dell’imputato. Il testimone ha poi aggiunto che, se si fosse consumato uno stupro, sicuramente si sarebbe accorto di qualcosa.
Secondo la testimonianza, riportata da Malta Today, la donna avrebbe avuto più di un problema di lavoro con dei colleghi, ed avrebbe tentato di dare la colpa di propri errori ad altri agenti in più occasioni, cosa che avrebbe portato alcuni di loro a rifiutarsi di uscire in pattuglia con lei.
Sempre a detta dell’agente, la presunta vittima avrebbe anche tentato di sedurre dei colleghi, con alcuni di loro che si sarebbero recati alla centrale di Msida per incontrarla. Altri invece avrebbero declinato i suoi tentativi di approccio. Tuttavia, al momento, alcune dichiarazioni rilasciate in aula non combacerebbero con i dati forniti da altri testimoni.