Niente da fare per Christian Borg, 30enne proprietario della società di autonoleggio No Deposit Cars, accusato di svariati reati tra cui sequestro di persona e riciclaggio di denaro, che di recente ha cercato una controffensiva legale per impedire alla Bank of Valletta di chiudere i suoi conti bancari per una decisione che, proprio secondo l’imputato, sarebbe stata presa a causa delle notizie che compromettono la credibilità di cui “godrebbe” il suo nome.
Numerosi capi d’accusa contro l’imprenditore di Swieqi, ultimo dei quali emerso lo scorso marzo grazie ad alcuni documenti portati a galla dagli acquirenti che attestavano come, in molti casi, le sue società sottoponessero contratti di acquisto o noleggio auto contenenti clausole che prevedevano l’installazione di Gps in grado di tracciare 24 ore su 24 i movimenti e la posizione dei veicoli, calpestando di fatto le leggi sulla privacy e la protezione dei dati.
Per questa ragione, nello stesso mese, un gruppo di ex-clienti di No Deposit Cars, assistiti dagli avvocati Jason Azzopardi e Kris Busietta, hanno presentato una protesta giudiziaria che oltre alla risoluzione dei contratti e al risarcimento danni richiedeva la protezione della polizia durante l’intera durata delle indagini in quanto Borg sembrerebbe «non temere le autorità o eventuali ripercussioni legali, paventando inoltre la protezione di una “persona molto potente”».
All’inizio di questo mese, il 28enne e la sua società hanno quindi presentato istanze separate in tribunale chiedendo un’ingiunzione per impedire alla Bank of Valletta di chiudere i loro conti o di interrompere la fornitura di servizi bancari, affermando inoltre come a gennaio la stessa banca avrebbe dimostrato che il profilo dell’imprenditore superasse tutte le attività di due diligence bancarie, avendo approvato la sua richiesta per una carta di credito platino.
Proprio sulla convinzione di essere vittima di una campagna mediatica avversa nei suoi confronti e in quelli delle sue società, secondo quanto riportato da Malta Today, i legali di Borg hanno quindi parlato di “grave pregiudizio” e ingiustizia nel caso in cui l’istituto bancario procedesse con la chiusura o il congelamento dei beni bancari, mettendo a serio rischio di collasso le società No Deposit Cars e Princess Holdings, e causando inoltre inevitabili ripercussioni sulla sua famiglia, i dipendenti e centinaia di clienti.
Sebbene la richiesta fosse stata accolta provvisoriamente, nel corso di una recente udienza la banca ha affermato come le accuse di Borg fossero semplicemente basate sulla “pretesa di diritti”, ricordando come all’apertura del proprio conto corrente l’imputato avesse accettato i termini e le condizioni proposte e di come sia nel pieno diritto dell’istituto bancario interrompere qualsiasi rapporto con i propri clienti a fronte di un preavviso di due mesi, allontanando le accuse di una decisione “mediatica” da parte dei vertici di BOV.
Per questa ragione e per il fatto che secondo la corte Borg e le sue società non abbiano soddisfatto gli elementi necessari per richiedere un provvedimento inibitorio durante la presentazione delle istanze, il tribunale ha respinto la richiesta del “boss” di No Deposit Cars.