Sei mesi di carcere con pena sospesa e patente ritirata per tre mesi. È questa la condanna che la Corte d’Appello ha comminato a Carmel Cauchi, l’autista del camion che il 5 gennaio del 2016 travolse e uccise Johanna Boni a Naxxar. L’incidente fu terribile, con il mezzo che arrestò la sua corsa solo dopo una trentina di metri, non lasciando alcun scampo alla giovane.
La tragedia si consumò alla ripartenza da uno stop situato lungo la Labour Avenue, con Cauchi che dichiarò di non aver visto alla sua destra la motocicletta della 27enne italo-maltese. L’uomo, 53 anni all’epoca dei fatti, fu sollevato da qualsiasi responsabilità per l’accaduto, con il magistrato Nadine Lia che attribuì l’intera colpa alla vittima ritenendo che l’incidente fu causato da una manovra mal calcolata nel tentativo di sorpassare il mezzo con carico lungo e con guida a sinistra. Una sentenza che piombò come un macigno sulla famiglia Boni, determinata più che mai a ricercare la verità e che tutto si sarebbe aspettata fuorchè un verdetto che attribuisse ogni responsabilità alla figlia.
Infatti, ora, a dare ragione a papà Giuseppe e mamma Josephine ci ha pensato il magistrato Edwina Grima, che ha giudicato la prima sentenza emessa nel marzo 2023 diametralmente opposta alle prove e alle testimonianze portate dai periti in aula.
Stando a quanto recita il documento, il tribunale non può ignorare la responsabilità penale per l’inosservanza delle regole di comportamento sulla strada da parte di Cauchi, e che quanto accaduto non può essere considerato un caso fortuito. Dal riesame delle prove è infatti emerso come il mezzo dell’imputato fosse perfettamente funzionante e dotato di tutti i sistemi necessari per evitare la tragedia, specchietti, retrovisori e sistema frenante in primis.
Sostanzialmente, Cauchi sarebbe stato troppo concentrato a guardare davanti a sé per districarsi da traffico, senza fare attenzione all’eventuale presenza di veicoli alla sua destra e senza nemmeno accorgersi che la ruota del camion aveva agganciato e stava trascinando con sè la motocicletta della vittima. Una distrazione e una negligenza costata una vita, e che ora la giustizia ha deciso di punire, seppur considerando il concorso di colpa di Johanna Boni. Come detto, a Cauchi è stata inflitta una pena pari a sei mesi con pena sospesa per un anno e alla sospensione della patente di guida per tre mesi, oltre al pagamento di metà delle spese processuali, pari a circa 2.100 euro.
Soddisfatti i genitori di Johanna Boni, hanno commentato la sentenza dichiarando al Corriere di Malta: «Finalmente la giustizia ha prevalso! (..) L’autista è stato ritenuto colpevole al 100% della morte di Johanna, come abbiamo sempre sostenuto» e aggiungendo che ora possono tornare a riporre fiducia nel sistema giudiziario locale dopo otto anni di lotte alla ricerca della verità.