Nella giornata di lunedì è arrivata la decisione della Corte d’Appello che ha confermato la condanna emessa lo scorso 16 luglio a seguito delle cause avviate dal Partito Nazionalista nei confronti dell’editore Public Broadcasting Services (PBS) e della Broadcasting Authority (BA), l’ente responsabile per la radiodiffusione e per l’imparzialità delle trasmissioni, aumentando le sanzioni che passano, ora, da 1.500 euro a 5.000 euro.
A far propendere il tribunale per questa decisione, vi è la sensazione che i due enti, in particolare PBS, non siano stati in grado di garantire l’imparzialità del contenuto televisivo durante il periodo di campagna elettorale, rappresentato così una violazione della Costituzione. Nello specifico, l’emittente pubblica avrebbe concesso maggiore visibilità mediatica al partito Laburista, negando o procrastinando allo stesso tempo una pari copertura alle dichiarazioni della controparte Nazionalista, nella fattispecie nel corso di due differenti occasioni.
In particolare, il primo caso si riferisce alla questione del progetto del cavalcavia di Marsa e ai dibattiti politici che ne sono scaturiti a seguito del servizio trasmesso da TVAM ove si definiva il progetto come “suscettibile all’opera di propaganda”.
Una volta andato in onda il report giornalistico, a seguito degli esposti recapitati alla Broadcasting Authority, il PN aveva ottenuto il diritto di replica sulla vicenda trovandosi, però, di fronte al sostanziale immobilismo della PBS che, nonostante la direttiva della BA, si è trovata a mandare in onda il servizio contenente il punto di vista del partito all’opposizione solo tre mesi più tardi quando il tema era ormai sparito dai rotocalchi, solo una volta paventata la possibilità di possibili sanzioni pari a 4.660 euro.
Tale ammenda sarebbe stata sospesa in un secondo momento, a seguito della decisione dell’emittente di Stato di seguire le indicazioni dell’Autorità.
Infine, la seconda questione che ha fatto spostare l’ago della bilancia a sfavore della PBS riguarderebbe gli spot pubblicitari relativi all’approvazione del budget 2022, che nel corso dei 15 minuti complessivi di pubblicità emesse dal Partito Nazionalista, ciascuna della durata di 30 secondi circa, sarebbero stati “neutralizzati” e inseriti nel mezzo di annunci governativi, contribuendo alla perdita dell’efficacia del messaggio stesso.
Proprio a tal proposito la corte si è soffermata su questa negligenza affermando come, nelle modalità di somministrazione degli spot del PN, vi sia una chiara violazione dell’ordine emesso dalla BA, finalizzato a creare equilibrio nella comunicazione propagandistica dei partiti politici.
Per questa ragione il tribunale ha confermato come l’editore fondato l’11 novembre 1935 abbia inadempiuto ai propri obblighi di imparzialità nella scelta di non rispettare le decisioni imposte dall’Autorità per la radiodiffusione.
Così il leader del Partito Nazionalista, Bernard Grech, ha accolto con favore la decisione dei giudici affidando i suoi pensieri ad un post Facebook e ad una successiva conferenza stampa, ove è tornato all’attacco di PBS definendola come uno strumento propagandistico nelle mani dell’opposizione:
«La radiodiffusione pubblica appartiene a tutti i cittadini. La decisione dei tribunali conferma che PBS è diventata la macchina di propaganda di Robert Abela, il quale continua a utilizzare le istituzioni come meglio crede ed a veicolare il suo messaggio e quello del suo partito, cercando di disprezzare e distorcere le idee del PN. La decisione della corte costituzionale è una vittoria non solo per il PN, ma per Malta ed il popolo maltese»
L’auspicio è che questa decisione della Corte possa rappresentare un passo avanti verso l’indipendenza mediatica, tanto enunciata quanto spesso calpestata nell’arcipelago.