Falsificava fatture sottraendo soldi all’azienda per cui lavora girandoli su conti esteri, ricattata dalla truffa “romantica” online della quale è finita vittima. È quando emerso in tribunale nella giornata di giovedì, quando sono state ascoltate le prime testimonianze sulla vicenda.
Stando ai resoconti locali, i fatti risalirebbero al periodo tra il 2021 e il 2022, quando la sospettata, responsabile della contabilità dell’azienda dalla quale “prelevava” soldi, avrebbe conosciuto un uomo su un sito di incontri instaurando con lui una relazione a distanza, senza mai incontrarlo.
Da lì sarebbe iniziato l’incubo per la donna, diventata oggetto di minacce che l’avrebbero spinta a trasferire ingenti somme di denaro (si parla di 110.000 euro) da due conti correnti dell’azienda a tre diversi conti intestati a suo nome, per poi ritrasferire gli stessi fondi a diversi altri conti in Cina, Nigeria e Ucraina.
Le indagini sono iniziate nel marzo 2022, quando il Dipartimento di Investigazione sui Crimini Finanziari della polizia di Mosta ha raccolto la denuncia presentata da un azionista dell’azienda in questione, a fronte di una segnalazione della banca riguardo a movimenti di denaro sospetti.
La svolta sarebbe arrivata già il giorno dopo, con i proprietari della compagnia che sarebbero tornati dalle forze dell’ordine, spiegando che una loro dipendente aveva confidato loro la situazione che stava vivendo. A confermare queste affermazioni sarebbe stato il titolare dell’azienda, chiamato a testimoniare in aula.
Secondo le ricostruzioni, l’imputata avrebbe emesso fatture false per giustificare le uscite di denaro dai conti dell’azienda intestandole a reali fornitori abituali della compagnia. Un sistema che avrebbe così reso difficile per il revisore contabile scoprire gli illeciti.
Al termine dell’udienza, il magistrato ha deciso che ci sono sufficienti elementi per emettere una sentenza nei confronti dell’imputata, che deve rispondere di diversi capi d’imputazione: appropriazione indebita, frode, guadagno fraudolento a danno dell’azienda, frode documentale, uso consapevole di un documento falso e riciclaggio di denaro. Tutte accuse per le quali la donna si dichiara non colpevole.