Ha preso il via la fase di raccolta prove nel processo che vede imputato Josef Grech, 33enne di Cospicua, accusato di aver aggredito un uomo a colpi di spada dopo aver assunto cocaina per un’intera settimana, convinto che fosse «il diavolo».
Alla sbarra è stato il turno della vittima, che secondo i media locali risponde al nome di Marco Rapinett, amico d’infanzia del suo stesso aggressore.
Il testimone sembra aver sostanzialmente confermato la versione riportata in aula nella precedente seduta, ovvero che Grech non fosse in sé quella mattina dell’11 novembre, quando improvvisamente impugnò una spada da samurai trafiggendo il braccio dell’amico, che poco dopo si precipitò sanguinante e in stato di choc presso la stazione di polizia della cittadina per raccontare l’accaduto.
Mentre la vittima fu trasportata d’urgenza in ospedale per ricevere cure immediate, la polizia si precipitò presso l’abitazione indicata come scena del crimine per arrestare l’imputato, trovandolo seduto sulla soglia di casa. Ed è proprio lì che, secondo i resoconti dei media locali, in evidente stato di alterazione, il soggetto avrebbe dichiarato dell’amico: «pensavo fosse il diavolo».
In aula Rapinett ha dichiarato di essere sicuro che Grech non avesse “cattive intenzioni” nel momento in cui lo ferì; per sua stessa ammissione, i due avrebbero fatto insieme uso di cocaina nell’intera settimana antecedente il violento episodio, tanto che l’imputato non era né lucido né consapevole di ciò che stava facendo all’amico.
Alla luce di quanto emerso in aula, il giudice ha accolto la richiesta di libertà su cauzione avanzata dai legali di Grech, che finora era rimasto in custodia cautelare per scongiurare un eventuale inquinamento delle prove, imponendo tuttavia specifiche condizioni, come un deposito cauzionale di 1.000 euro e una garanzia personale di 7.000 euro.