Bank of Valletta dovrà restituire oltre 90 milioni di euro allo Stato libico, cifra legata agli eredi dell’ex-dittatore Gheddafi, finiti al centro di una battaglia legale che si è trascinata per sei anni e della quale, finalmente, lo scorso martedì, si è potuto scrivere l’ultimo capitolo.
Le diatribe hanno avuto origine dopo la caduta e la morte del rais avvenuta nel 2011, con al centro della questione un’enorme quantità di denaro “fermo” presso Bank Of Valletta e reclamato dallo Stato libico.
Dopo la caduta del regime Gheddafi, il quarto figlio del dittatore, Mutassim, morto durante le violente rivolte civili sempre nel 2011, è stato individuato come proprietario di una società registrata a Malta, la Capital Resources LTD, con tre conti correnti aperti in BOV.
Una vicenda tenuta nascosta allo Stato libico, in contrasto con le leggi vigenti nel Paese che vietano agli ufficiali dell’esercito – come nel caso di Mutassim Gheddafi – di trarre benefici dagli interessi commerciali, e per la quale è stata quindi avviata la disputa legale. Ma nell’occhio del ciclone, tra le altre cose, c’è finita anche Bank of Valletta, accusata di non aver effettuato con accuratezza i controlli kyc necessari sui propri clienti, consentendo così all’erede di Gheddafi di aprire conti correnti presso l’istituto di credito maltese comparendo con il nome di Muatasmbllah Muammar Abuminyar.
Di fatto, quindi, i novantasei milioni di euro circa, ancorati alla società maltese del figlio del rais, sono sempre stati considerati dalla Libia come provenienti da attività illecite.
Opposta è invece la posizione dei legali degli eredi di Gheddafi, che sin dall’inizio hanno sostenuto la tesi secondo la quale i fondi in questione avrebbero una natura privata, non costituendo quindi denaro sottratto illegalmente dalle casse pubbliche libiche.
Una risoluzione alla vicenda sembrava essere stata raggiunta nel 2021, quando il governo libico aveva proposto all’allora ministro degli Esteri maltese Evarist Bartolo di depositare i fondi nelle casse della Libia come segno di “buona volontà”.
Un punto di incontro che però non è mai stato raggiunto, fino alla sentenza definitiva dello scorso martedì, quando il tribunale maltese ha imposto a Bank of Valletta la restituzione dei fondi.
Le movimentazioni di denaro appartenente a Gheddafi sull’arcipelago maltese sembrano essere stati gestiti per anni dal contabile Joe Sammut, ex tesoriere del Partito Laburista.
Come riporta Times of Malta, nel 2015 Sammut è stato accusato di frode e appropriazione indebita, mancata osservanza delle procedure di due diligence e falsificazione, il tutto per costruire un meccanismo che avrebbe consentito a uomini d’affari libici di creare società fittizie a Malta ed ottenere permessi di soggiorno.