Un’orrenda storia che non vorremmo mai raccontare è quella che ha visto coinvolta una bambina, oggi più che ventenne e ancora molto provata, di allora di soli 8 anni, vittima di reiterati abusi sessuali e pedofilia da parte di quello che 18 anni fa era l’autista del pulmino che l’accompagnava nel tragitto casa-scuola.
James Grech, questo il nome dell’orco che resterà in carcere per i prossimi 11 anni, all’epoca dei fatti era un ventiquattrenne conducente di un pulmino scolastico, condannato definitivamente per le violenze sessuali perpetrate ai danni della bimba che accompagnava sempre per ultima a casa, ma non prima di averla portata in un luogo isolato per compiere gli stupri a bordo del mezzo.
Di tutti questi, ben sette sarebbero stati raccontati dalla stessa vittima in videoconferenza nel corso del processo, ed ancora oggi con una dovizia di particolari tale che il suo psichiatra non ha avuto dubbi nell’attribuire questa sua vivida memoria all’enorme shock subìto, indelebile ed invalidante per un sano equilibrio psicologico.
Particolari ben precisi che la difesa dell’aggressore ha tentato di ricondurre ad una versione “colorita”, forse esagerata dei fatti. Una tesi talmente debole che la magistratura non ha esitato a scartare.
Le indagini sarebbero iniziate durante l’età adolescenziale della vittima, ovvero quando avrebbe voluto iniziare a vivere le prime relazioni sentimentali con la stessa serenità dei suoi coetanei ma, anzichè serenità, ha iniziato a mostrare i segni delle prime crisi psicologiche, sfociate in vere e proprie “pseudo-convulsioni”.
Da lì si è aperto un terribile vaso di Pandora di violenze, fisiche e mentali, fino ad allora taciuto ma logicamente mai superato. La prima condanna a Grech è arrivata nel 2020, confermata ora anche in appello fatto salvo per l’accusa di sequestro, che sostanzialmente ha portato a uno sconto di un anno sulla pena originariamente inflittagli.
Sarà indispensabile capire se 11 anni basteranno per riabilitare un individuo che ha rovinato la vita ad una persona, giovane donna oggi, ma che porta ancora profondi segni dei profondi traumi vissuti quando aveva solo 8 anni.