Piove sul bagnato per Air Malta. La compagnia di bandiera ormai agli “ultimi mesi di vita”, prima scomparire per lasciare spazio a un nuovo vettore nazionale con un modello economico più sostenibile, sarà forse ricordata anche per il risarcimento che dovrà versare ad alcuni dipendenti.
Il tribunale delle imprese ha infatti disposto che la compagnia dovrà pagare ben 585.000 euro a 33 membri del personale di bordo. Questo a causa di un contratto collettivo firmato nel 2017, che avrebbe violato il principio della parità tra la retribuzione e il lavoro svolto. La causa è stata inizialmente intentata da 42 dipendenti della categoria, con 9 di questi che avrebbero però trovato un altro impiego, abbandonando il procedimento.
I lavoratori sostenevano che il contratto avvantaggiasse i dipendenti in forza da Air Malta tra il 2014 e il 2017, nonostante chi fosse stato assunto dal 2018 al 2022 macinasse più ore lavorative. Secondo i media locali, Air Malta ha sostenuto che il contratto collettivo è stato negoziato, concordato e firmato con il sindacato del personale di bordo, e che quindi doveva essere rispettato, affermando inoltre che il principio della retribuzione equa è stato rispettato. Al contrario, lo stesso sindacato ha negato la firma di qualsiasi accordo o contratto collettivo.
A fronte degli argomenti presentati in aula dalle parti in causa, il presidente del Tribunale delle imprese ha dato ragione ai lavoratori, osservando al tempo stesso che la compagnia aerea, durante la pandemia da Covid-19, ha corrisposto stipendi di soli 1.200 euro mensili per evitare licenziamenti. Non solo: la Corte ha anche tenuto conto che alcuni dei lavoratori in causa con Air Malta facevano parte del comitato esecutivo del sindacato, e avevano partecipato alle trattative per il contratto collettivo. Questo aspetto è stato considerato un concorso di colpa, portando alla decisione di ridurre il risarcimento del 20%.
Nonostante ciò, il sindacato non è stato ritenuto responsabile dei problemi riscontrati. Discorso diverso per Air Malta, alla quale è stato ordinato di pagare 585.000 euro di risarcimento entro un mese. A ciascun lavoratore verrà corrisposto un indennizzo compreso tra i 9.600 e i 35.000 euro.